martedì 31 dicembre 2019

I Cinecomics del Decennio





Il decennio che stiamo per lasciarci alle spalle si potrebbe definire come la "Decade dei Cinecomics", visto non solo il dominio all'interno del mercato dei blockbuster cinematografici, ma anche per l'enorme impatto che hanno avuto sulla cultura di massa.

L'ascesa dei Cinecomics cominciò nel decennio scorso, alimentata dal successo dei Batman di Nolan, degli Spider-Man di Raimi e degli X-Men di Singer, ma col passare del tempo ha raggiunto vette di popolarità più alte di anno in anno e ha saputo catalizzare l'interesse di una porzione sempre più vasta di pubblico.
Non si parla di una saga in particolare, né di una casa di produzione specifica, si parla di quello che è diventato a tutti gli effetti un genere che ormai domina il mercato del cinema d'intrattenimento.

Non solo ottimi adattamenti fumettistici ma anche buonissimi film provvisti di una buona impronta registica, quasi autoriale, a dimostrare come i Cinecomics abbiano tenuto alta la bandiera del cinema di intrattenimento mostrando non solo meri prodotti in grado di incassare.

The Avengers (Joss Whedon, 2012)



Impossibile parlare di Cinecomics senza citare The Avengers.
Questo non tanto per la resa definitiva del film, perché difatti The Avengers oggi più che mai nel riguardalo non sembra provvisto di chissà quale trama o di risvolti narrativi particolari, ma resta un Cinecomic che fece qualcosa che ai tempi sembrava impensabile, impossibile: riunire molteplici personaggi in un autentico crossover fumettistico al cinema. Un vero sogno per i fan.
E funzionò, perché i personaggi, forti della caratterizzazione già ben delineata nei loro stand-alone resero alla grande come gruppo, in una storia ben narrata, con un buon Villian e uno sviluppo solido in grado di adattare molto bene la storia degli originali Vendicatori fondendo le loro versioni classiche e Ultimate.
Personaggi ben caratterizzati che poco a poco riusciranno a instaurare un vero legame col pubblico. Rimane un po' di rimpianto per Hulk, per l'enorme impatto che ha saputo avere Mark Ruffalo alla sua prima prova e per la delusione dovuta alla gestione del personaggio nei film seguenti.

Nel 2012 The Avengers cambiò per sempre la concezione dei Cinecomics e aprì a nuove possibilità, sia per il pubblico e che per chi in futuro avrebbe lavorato a questo tipo di film.
Era l'inizio di un'Era e ancora in pochi iniziavano ad accorgersene.


Miglior scena: "Dottor Banner... Questo sarebbe un buon momento per arrabbiarsi"


The Dark Knight Rises (Christopher Nolan, 2012)

"Lo so, e l'ha perduta, ma questo fa parte della vita, signore. Però lei non sta vivendo, sta aspettando nella speranza che le cose peggiorino. Ricorda quando ha lasciato Gotham, prima di tutto questo, prima di Batman? È stato via sette anni, per sette anni l'ho aspettata sperando che non tornasse più. Ogni anno facevo una vacanza, andavo, andavo a Firenze, c'è un caffè sulle rive dell'Arno. Ogni sera andavo a sedermi lì e ordinavo un Fernet Branca.

E avevo un sogno: che un giorno, guardando tra la gente ai tavoli, l'avrei vista lì, con sua moglie e magari con un paio di marmocchi. Lei non mi avrebbe detto una parola e nemmeno io a lei. Ma entrambi avremmo saputo che ce l'aveva fatta, che era felice. Io non volevo che lei ritornasse a Gotham. Ho sempre saputo che non c'era niente per lei qui, solo drammi e sofferenze. E volevo che avesse qualcosa di più di questo... E lo voglio ancora."


Nel 2012 mentre iniziava un'era, un'altra giungeva alla sua conclusione.
Nolan a mio parere non è riuscito a raggiungere le vette di Batman Begins e di The Dark Knight, ma questo terzo capitolo rimane un grandissimo tributo alla figura di Batman, che chiude con un finale più che dignitoso una trilogia leggendaria.
Se Batman Begins è stato un film che doveva raccontare le origini di Batman e Il Cavaliere Oscuro è risultato più una pellicola su Joker, questo TDKR è a tutti gli effetti un film su Gotham.
Una storia solida, forse con qualche forzatura qua e là, ma comunque interessante e caratterizzata da molte sequenze cariche di impatto emozionale: il primo scontro con Bane, il salto per la libertà, il momento finale con Gordon... il tutto reso in maniera magnifica anche grazie alla colonna sonora di Hans Zimmer.

All'interno del film Bane non spicca come Joker e Ra's Al Ghul, ma Tom Hardy fa comunque un figurone nella parte del Villain. Questo fino alla terrificante gestione della scena di morte, che insieme ad alcune cose mette in evidenza una certa svogliatezza in Nolan, forse il rimpianto per aver perso un Heath Ledger che probabilmente avrebbe avuto un ruolo fondamentale all'interno del capitolo conclusivo.
Tuttavia il finale, la realizzazione del sogno di Alfred anticipato all'inizio del film - una caratteristica fantastica del cinema di Nolan è la sua capacità di suggerire allo spettatore il finale senza che se ne accorga -, il sacrificio di Bruce e l'eredità passata nelle mani di Blake sono una delle conclusioni più azzeccate che si siano mai viste.

Molti criticano il fatto che Batman appenda il mantello al chiodo e decida di ritirarsi, perché il personaggio logicamente dovrebbe continuare a combattere il crimine come nei fumetti, ma è impensabile concepire il finale di una Trilogia in questo modo.
Ho sempre visto la Trilogia di Nolan come una sorta di storia d'amore, la storia di un legame indissolubile fra un uomo e la sua città, e proprio per questo penso che Nolan abbia chiuso la sua storia alla perfezione: comincia con un Bruce che vede i suoi genitori morire nel tentare di salvare Gotham - "Abbattuti da uno di quei diseredati che aiutavano" -, diventa Batman per completare la loro opera, si fa carico della colpa dei peccati di Gotham e infine si sacrifica per la sua città.
Batman si ritira perché non ha più senso di esistere, o forse addirittura Batman muore nell'esplosione, non appena il compito di salvare la città e i suoi abitanti è portato a termine.

Va detto che questo film e in particolare questa Trilogia si discostano molto da ciò che caratterizza normalmente il genere dei Cinecomics, lo stesso Nolan si è distaccato parecchio dalle atmosfere dei fumetti di Batman adattandole al suo modo di fare cinema, ma la notorietà e la resa eccellente di questi progetti ha dato sicuramente una spinta al genere.

Miglior scena: "Sollevati"


Captain America: The Winter Soldier (Anthony e Joe Russo, 2014)



Dopo un 2013 tutt'altro che esaltante, con le uscite di due seguiti mediocri per Iron Man e Thor, nel 2014 il Marvel Cinematic Universe si rilanciò completamente proponendo un film molto diverso dai precedenti.
Captain America: The Winter Soldier si presenta come una pellicola di supereroi ma in realtà ha più in comune con un action-spy movie, molto attuale, che allo stesso tempo conserva delle scene d'azione fumettistiche e risvolti narrativi interessanti.

Per la prima volta dopo anni il Marvel Cinematic Universe torna ai livelli del primo leggendario Iron Man e li supera con un film su un supereroe ben scritto e con un umorismo dosato al punto giusto, non il classifico "giocattolone" con un villain di cartone, ma un film completo sotto tutti gli aspetti e per di più che esalta parecchio il materiale cartaceo.
Non un caso che lo sceneggiatore di tante celebri storie di Capitan America, Ed Brubaker, abbia preso parte alla realizzazione del film, come il fatto che la bravura dei Fratelli Russo sia stata ricompensata con il coinvolgimento del duo in progetti più importanti.

The Winter Soldier rappresenta una delle vette più alte raggiunte dai Marvel Studios, nonché uno dei Cinecomics migliori di sempre, anche grazie a un Chris Evans che ha saputo affermarsi come uno degli interpreti di maggior spessore all'interno di questa Decade dei Cinecomics.


Miglior scena: "Prima di cominciare, qualcuno vuole scendere?"


X-Men: Days of Future Past (Bryan Singer, 2014)



Anche in questo decennio la Fox si è dimostrata in grado di dar vita a una serie di film sugli X-Men degni di essere ricordati per la loro bellezza, sia con questo sequel che con il precedente X-Men: First Class, così come sia riuscita a ottenere l'esatto contrario con i due capitoli seguenti.

Beh, c'è qualcosa di poetico nel fatto che Bryan Singer, proprio colui che più di dieci anni prima aveva spianato la strada ai Cinecomics con due ottimi film sui Mutanti Marvel, sia tornato a dirigere quelli che a tutti gli effetti sono i suoi personaggi per provare a mettere una pezza sui danni fatti da Brett Ratner in The Last Stand.
X-Men: Day of Future Past è splendido nel modo in cui riprende il filo dei vecchi capitoli e rende giustizia ai vecchi personaggi sapendoli incastrare alla perfezione con i nuovi.
L'arma in più della Saga degli X-Men è sempre stata la gamma di attori molto capaci che ha avuto a disposizione fin dall'inizio: due eccellenti Ian McKellen e Patrick Stuart come Magneto e Xavier si sono ritrovati degli eredi più che dignitosi in Fassbender e McAvoy, mentre Jackman come protagonista - al posto della Kitty Pride della storia di Claremont e Byrne - ha saputo dare il giusto impatto alla pellicola.


Miglior scena: Time in a Bottle


Guardiani della Galassia (James Gunn, 2014)



Una delle chiavi della riuscita del Marvel Cinematic Universe è stato il saper prendere personaggi poco conosciuti, persino fra i lettori di fumetti, e riuscire a elevarli a icone assolute idolatrate da milioni di fan.

James Gunn come i Fratelli Russo va oltre il concetto di film di supereroi e sforna una space opera riuscita come non se ne vedevano da anni. Il vero successo dei Guardiani della Galassia è il loro saper fondere alla perfezione scene drammatiche e commoventi con momenti di ironia e leggerezza. Un'ironia molto sopra le righe rispetto a quella che solitamente domina le pellicole Marvel, gestita in maniera nettamente migliore e misurata al punto giusto nei personaggi.
I protagonisti per come sono presentati e caratterizzati sia come singoli che nel gruppo sono perfetti, la storia scorre con un ritmo eccellente - due ore che sembrano dieci minuti -, i tempi comici funzionano come in pochi film Marvel e gli effetti visivi sono eccezionali.
Gunn unisce due cose che nel MCU faticavano a coesistere: la comicità e le scene toccanti. C'è da perdersi a elencare tutte le sequenze, le frasi, gli attimi degni di nota di questo film, resi memorabili anche grazie alla colonna sonora.

La Marvel ha preso un regista dallo stile e dal passato inusuale rispetto ai predecessori con i quali aveva lavorato e ha avuto la buona idea di lasciargli libertà creativa per una pellicola che è forse il film più "cinematografico" della Marvel, l'opera in cui si vede di più la mano e lo stile dell'uomo dietro la cinepresa.
Non solo uno dei Cinecomics più riusciti di sempre, ma anche uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni. Un discorso simile si potrebbe fare anche in riferimento al suo azzeccatissimo sequel, Guardiani della Galassia Vol. 2.

Miglior scena: "Yondu, se ci sei, vieni a prendermi"


Deadpool (Tim Miller, 2016)



Deadpool è a tutti gli effetti un film realizzato da due fan apposta per i fan.
Sì, perché Ryan Reynolds dopo la pessima resa del personaggio in X-Men Le Origini: Wolverine - a causa della Fox - ce l'ha messa tutta per convincere gli studios a ricevere libertà creativa per dare finalmente al Mercenario Chiacchierone un adattamento degno di questo nome. E ce l'ha fatta.

Sia chiaro che Deadpool è tutto tranne che perfetto, ma riesce a risultare forse l'unico Cinecomic al quale non andrebbe apportato alcun cambiamento: ogni sequenza, ogni battuta, fino al più piccolo personaggio minore... in qualsiasi momento e in qualsiasi dialogo il film è un trionfo di intrattenimento e una riproduzione studiata delle atmosfere tipiche delle storie del personaggio, piene di eccessi, citazioni e autoironia.
Menzione d'onore per la splendida colonna sonora e per le canzoni ideate appositamente per i film.
Una trama non eccellente ma che riproduce in maniera abbastanza fedele le origini di Deadpool - con Ajax fuso il Dottor Killebrew - e soprattutto diverte in ogni sua scena.
Deadpool non è assolutamente da vedere solo come un'avventura dissacrante su un atipico supereroe, ma anche come una storia d'amore che sa regalare attimi di malinconia.


Miglior scena: "Dove si trova Francis?"


Logan (James Mangold, 2017)



Un caso molto simile a quello di Deadpool: anche qui un attore e un regista, finalmente forti di una buona dose di libertà creativa, desiderosi di rendere giustizia a un personaggio iconico in passato un po' bistrattato dai produttori della Fox.
Hugh Jackman, dopo due film in singolo non proprio esaltanti e ben gestiti, saluta per sempre un personaggio interpretato per 17 anni con una prova maestosa.

Logan è un'apoteosi di violenza, sangue e dramma che si fanno via via più intensi con il trascorrere dei minuti, sorretto da tre attori fenomenali: Hugh Jackman, ottimo come sempre nella parte di Wolverine, Patrick Stuart, in gran forma nel rappresentare un Professor X distrutto dalla malattia ma con una grande personalità, e Dapne Keen, una giovane X-23 che ha soddisfatto a pieno le aspettative.
La storia è triste, drammatica, piena di oscurità, ma allo stesso tempo positiva e con diversi momenti divertenti.
Nel suo essere a metà tra una sorta di thriller post-apocalittico e un road movie sanguinoso Logan si aggiudica il premio di "Cinecomic meno cinecomic di sempre", che però riproduce in maniera impeccabile gli scenari delle storie più cupe di Wolverine.
Il personaggio di Logan anche nei fumetti è caratterizzato dal suo possedere qualcosa di più potente del suo fattore rigenerante, ossia il suo cuore, e questa pellicola lo racconta in maniera egregia.

Miglior scena: "Non sparate, tanto guarisce"


Avengers: Infinity War (Anthony e Joe Russo, 2018)



Thanos: Infinity War sarebbe stato un titolo più azzeccato.
Il merito dei Marvel Studios e dei Fratelli Russo in questo caso non è tanto l'essere riusciti a far funzionare un così vasto numero di personaggi e di conseguenza le varie sottotrame legate alle Gemme dell'Infinito, ma aver dato vita a un Villain così iconico.
Questo film ha preso Thanos e ha alzato il suo status fino a renderlo uno dei cattivi cinematografici più celebri di sempre, e non solo del genere dei Cinecomics.

Infinity War è come The Avengers, un film difficile da far funzionare per via dell'enorme mole di protagonisti e i molteplici risvolti narrativi, ma che riesce in entrambe le cose grazie anche all'ottima gestione portata avanti nei film precedenti.
La vera genialata è stato dividere gli eroi in tutti questi piccoli sottogruppi nei quali ognuno dei protagonisti ha saputo ricavare il giusto spazio e rendersi partecipe di battaglie rese in maniera impeccabile.
Il film poi scorre che è una bellezza, in un mix di puro divertimento, umorismo ben dosato e scene che toccano autentiche vette drammatiche. Gli ultimi venti minuti, dall'apparizione di Thor allo sguardo di Thanos seduto sulla prateria sono fra i punti più alti raggiunti nel finale di un Cinecomic.


Miglior scena: "Quanto ti è costato?"

Spider-Man: Into The Spider-Verse (Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman, 2018)



Quasi ironico il fatto che nonostante i quattro live action dedicati all'Uomo Ragno usciti in questo decennio la pellicola che riesce a spiccare maggiormente sia il film d'animazione targato Sony, che in realtà è più un fumetto animato.

Una pellicola che è una vera gioia per gli occhi, originale e ispirata, piena di spunti inaspettati e con una schiera di Spider-Man presentati e caratterizzati alla perfezione, che merita a pieno il titolo di miglior film sull'Uomo Ragno.
Questo perché la storia esalta al massimo tutte quelle caratteristiche che hanno portato al successo il personaggio di punta della Marvel, la sua ironia, le sue lezioni di vita e le sue atmosfere capaci di infondere un po' di malinconia nonostante il fattore divertimento costantemente presente.
Un prodotto molto curato anche dal punto di vista della trasposizione dei personaggi: sei ragni al posto di uno, tutti sfruttati ottimamente e resi participi della storia con una personalità ben delineata e differenziata dalla propria versioni alternative senza risultare la copia ripetitiva l'uno dell'altro.

Uno degli spettacoli visivi più raffinati degli ultimi anni in un tripudio di divertimento ed epicità tipici delle storie di Spider-Man.


Miglior scena: tutto il film.


Joker (Todd Phillips, 2019)



Difficile parlare di Joker come di un qualsiasi altro cinefumetto, poiché come nel caso di Logan siamo di fronte a una storia fuori dal comune per il genere: drammatica, cruda e spietata a egual misura.
Una storia che nonostante scelga palesemente di distaccarsi dalle origini e dalla figura di Joker mantiene lo stesso uno dei tratti tipici della filosofia del personaggio: il fatto che una brutta giornata possa cambiare completamente un uomo. Todd Phillips racconta allo spettatore di una società crudele in cui i deboli, i malati e i soli saranno sempre più deboli, malati e soli, quasi a voler sottolineare che qualsiasi individuo, se sollecitato al punto giusto, nasconderebbe un potenziale Joker.

Sulla performance di Joaquin Phoenix non c'è molto dire: accompagnato da un'atmosfera e da una colonna sonora eccellenti sorregge l'intero film sulle sue spalle. Ogni dialogo, ogni risata, ogni sguardo colmo di follia sono prove attoriali gigantesche, in grado di rendere grandiosa anche la scena più ridicola. Trovo inutile cercare un continuo confronto/scontro con i Joker di Ledger e Nicholson, visto il percorso completamente differente seguito dal personaggio interpretato da Phoenix.

Joker, come Logan, probabilmente è ciò che diventeranno i Cinecomics in futuro.
Non appena la gente si stancherà e non reagirà più con lo stesso entusiasmo alle grandi battaglie piene di effetti visivi e superpoteri di tutti i tipi, ai personaggi colorati e scanzonati, alle classiche dinamiche bene/male, beh, i Cinecomics muteranno in questo: storie tragiche, cupe, che parlano molto del mondo reale e delle crudeltà da cui è animato. Film che per le loro atmosfere drammatiche e molto vicine alla realtà non verranno nemmeno più considerati Cinecomics. E questo è paradossale... Perché parliamo di scenari che nei fumetti di supereroi non poi così rari.

Sia la Marvel che la DC vantano tantissime storie in cui eroi e villain si ritrovano in un contesto più tragico che supereroistico, dove l'azione passa in secondo piano rispetto alla riflessione e all'introspezione dei personaggi, ma il problema è che nonostante i Cinecomics abbiano raggiunto questa popolarità elevatissima la gente continua ad avere una visione molto limitata delle opere dai quali sono tratti.

Miglior scena: il nano e la serratura.


Detto ciò, cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo decennio?
Da anni ormai leggo e sento tante persone ipotizzare la fine della polarità del genere dei Cinecomics, ma sono convinto che la cosa non avverrà tanto presto.
Questo non perché tutti e cinque i Cinecomics usciti nel 2019 hanno superato il Miliardo di dollari, ma perché si tratta un filone che ha già dimostrato di saper fare una cosa importantissima: evolversi.
Hanno raccontato storie supereroistiche piene di epicità e scene esaltanti, drammi colmi di umanità e tematiche attuali, avventure che sfociavano nella pura fantascienza o nel post-apocalittico, in grado di richiamare linguaggi e scenari di periodi passati in film sia dall'impronta commerciale che autoriale.
Insomma, i Cinecomics sono malleabili.
Continuano e continueranno a raccontare storie diverse in maniere molto diverse, per questo il pubblico difficilmente saprà distaccarsi da questi film e da questi personaggi.
Sicuramente l'addio di tanti attori iconici e la conclusione di saghe che hanno lasciato il pubblico con il fiato sospeso per anni provocheranno una perdita di interesse fra molti spettatori, ma non c'è nessuna ragione per non credere che tra anni potremmo essere qui a parlare di altri eroi e villain resi popolari da un'interpretazione e da un film magistrale.

Guardandomi alle spalle posso solo dire, da fan di molti di questi personaggi ancora prima di vederli sul grande schermo, di essere grato per aver potuto vivere quest'Era in prima persona.



-Gilgamesh




CONTATTI VARI

YouTube: Gilgamesh
Instagram: federicopaccani
Altri articoli: L'Isola di Asgralot



Le trame dei miei libri su Amazon: 
I Segreti di Asgralot - L'isola e gli Evoluti, 3° Ristampa, Edizioni A.Car, 2017
I Segreti di Asgralot - L'Abisso, Edizioni A.Car, 2018
Loki e il Drago del Lago Gerundo, Edizioni A.Car, 2019

I prossimi eventi a cui sarò ospite.

mercoledì 20 novembre 2019

La Snyder Cut uscirà anche se non esiste




Il problema della Snyder Cut non è tanto il fatto che non salverebbe un progetto ormai cestinato, quello dell'originale DCEU incentrato sulle idee del regista Zack Snyder, e nemmeno l'eventualità che potrebbe non risollevare in termini qualitativi la resa di Justice League, ma semplicemente perché una Snyder Cut non esiste.
Non esiste perché Zack Snyder, purtroppo, non ha potuto terminare il film, obbligando la Warner ad assumere Joss Whedon, cosa che difficilmente avrebbe fatto a film concluso.
Alcune fonti affermano di come i reshoot siano costati qualcosa come 25 milioni di dollari, altre si aggirano sui 50, altre ancora affermano di come abbiano fatto slittare il budget da 150 a 300 milioni.

Nessuno nega l'esistenza di svariate scene girate da Snyder che sono state tagliate dal montaggio finale per ragioni diverse, ma non c'è la certezza che possano formare un film concluso.

Il Movimento #ReleaseTheSnyderCut




Un Movimento non solo sostenuto dai fan, ma anche da attori del DCEU e non, addetti ai lavori della Warner e diverse persone che hanno preso parte alla realizzazione del film.
Un Movimento che però poggia le sue basi su una narrazione alquanto capziosa, dove Snyder è dipinto come una sorta vittima pugnalata alle spalle dalla Warner, che ha approfittato della sua assenza per cambiare un film "ritenuto troppo serio, complesso e troppo poco politicamente corretto" e altre scemenze che potrebbero provenire dal Blog di un antivaccinista.
Una narrazione abbastanza semplice, dove c'è un buono da tifare (Snyder) e dei cattivi da odiare (Time Warner e Joss Whedon).

Tuttavia il Movimento in sé non può meritare che rispetto per la testardaggine e la caparbietà ostentata nel portare avanti il desiderio di vedere questa versione del film.

Il problema dell'ironia di Joss Whedon


Nonostante tutte le scelte sbagliate della Warner che hanno finito con l'affossare il DC Extended Universe, è indubbiamente il creatore di Buffy e Firefly quello che è uscito peggio dal disastro di Justice League.
Un appestato, uno che sugli spazi del web dedicati ai film DC ha più o meno la popolarità di Laura Boldrini sulle pagine della Lega Nord.

Joss Whedon, reo di aver riempito Justice League di battute e di ironia di dubbia qualità per rendere il tutto il più vicino possibile alle atmosfere dei film Marvel.
Ma la realtà è ben diversa.
Esattamente il 25 marzo 2017 uscì il primo trailer di Justice League: un trailer che mostrava Batman fare battute alla Tony Stark, dell'ironia spicciola su come Aquaman "parli con i pesci" e un Flash palesemente scelto per interpretare una spalla comica.
Un trailer pubblicato ai tempi in cui il film era ancora nelle mani di Zack Snyder.

L'ironia, questa infame bestia che si è insidiata come veleno nel DCEU, era un elemento già nell'aria dal 2016, quando la Warner Bros. - da sempre gestita perspicacemente da veri intenditori dei fumetti DC - scambiò l'insuccesso al box office, le critiche alla realizzazione di Batman V Superman e all'eccessiva fretta nell'introdurre scenari e personaggi che avrebbero necessitato di qualche film in più con un semplice "vogliamo più battute".
Insomma, si sapeva e si è visto con il primo il trailer che Justice League avrebbe avuto un'impronta più irriverente rispetto a Man of Steel e a Batman V Superman, non c'entra nulla il coinvolgimento di Whedon.

Cosa che, a pensarci, fa abbastanza ridere.
Justice League ha svariati problemi: nella trama, nella caratterizzazione di alcuni personaggi, nella resa grafica di tante, troppe cose, ma il problema per una fetta di spettatori è rappresentato dall'ironia.


Perché una "Snyder Cut" di Justice League uscirà comunque




Impensabile che la Warner non voglia cavalcare l'incredibile popolarità a cui sta andando incontro il Movimento, all'interesse che sta generando la possibilità dell'uscita di una versione inedita del film.
Per logica, perché la Warner non potrebbe investire qualcosa per il montaggio e la distribuzione di un home video che, anche seguendo le previsioni più pessimistiche, farebbe comunque recuperare loro i costi sostenuti?
Per questo motivo una "Snyder Cut" un giorno finalmente sarà sul mercato, anzi, con tutti questi re-release al cinema, dico che non mi stupirei affatto se la Warner optasse per una seconda uscita del film, magari anche solo per poche settimane.

Ma se non esiste una Snyder Cut, come sarà possibile?
Semplicemente monteranno le scene di Snyder e useranno le sequenze mancanti girate da Whedon come collante, spacciando il tutto come una Director's Cut di Snyder per renderla più vendibile.
Il vero ostacolo all'uscita resta più che altro il fatto che la DC Films ha tagliato definitivamente i ponti con i progetti originali del DCEU cominciati con Batman V Superman, optando per una sorta di reebot a metà, tenendosi i personaggi che parevano aver fatto maggior presa sul pubblico e cestinandone altri.
Fondamentale però è che il Movimento #ReleaseTheSnyderCut non cessi di esistere, cosa che difficilmente accadrà, anche grazie allo stesso Snyder che non manca di postare foto del set di Justice League ogni settimana per fomentare i fan.


In conclusione, lo dico con sincerità: da fan DC, ma non fan del DCEU di Snyder, sarei molto interessato a visionare tutte le sue scene eliminate, per mera curiosità e per capire se le differenze con la versione di Whedon sono così marcate.
Ma non riesco in nessun modo a identificarmi con questa fanbase fatta di convinzioni basate su complottismi, cazzate varie e rumors che non sembrano minimamente credibili.
A questo proposito, tornando a parlare di questo falso mito delle "battute inserite da Whedon", non oso immaginare cosa potrebbe accadere se all'uscita della Snyder Cut ci si ritrovasse comunque di fronte una pellicola piena di battute e ironia.
Probabilmente porterebbe alla nascita del Movimento #ReleaseTHETRUESnyderCut.


-Gilgamesh







CONTATTI VARI

YouTube: Gilgamesh
Instagram: federicopaccani
Altri articoli: L'Isola di Asgralot



Le trame dei miei libri su Amazon: 
I Segreti di Asgralot - L'isola e gli Evoluti, 3° Ristampa, Edizioni A.Car, 2017
I Segreti di Asgralot - L'Abisso, Edizioni A.Car, 2018
Loki e il Drago del Lago Gerundo, Edizioni A.Car, 2019

I prossimi eventi a cui sarò ospite.

giovedì 17 ottobre 2019

Non so se avevo bisogno di El Camino - Recensione

Questa potrebbe rappresentare una delle poche occasioni, forse l'unica, in cui si può parlare non benissimo di Breaking Bad senza rischiare di essere assaliti - su Internet e nella realtà - da una folla inferocita.
Non è una prospettiva da sottovalutare.




In ogni caso ho appena finito di riguardare El Camino senza capire ancora se avevo bisogno di questo film.
Nel senso, è bello tornare nell'Universo di Breaking Bad, dimenticare per poco più di due ore che quelle storie narrate da Vince Gilligan non continueranno mai più, anche se è giusto così.
Però non so dire fino a che punto sia servito, o quanto abbia raccontato di incisivo, più che mostrare uno scenario immaginato da molti.

"Probabilmente non è qualcosa che dovrei dire, ma per ripetere la cosa, questo film, strettamente parlando, non aveva ragione di esistere. Sostengo che Breaking Bad si regga perfettamente in piedi da solo. E sono dannatamente orgoglioso di questo".

La Trama

La storia è più o meno tutto un allungare il brodo nella fuga di Jesse e nel suo tentativo di procurarsi i soldi per cambiare identità.

Metà film di flashback con il fratello maggiore grosso di Todd per poi incontrare criminali quasi completamente a caso, mancare il bersaglio di pochi dollari e comunque concludere con ciò avrebbe dovuto fare a inizio film: UCCIDERE I FOTTUTI CRIMINALI.
Il tutto con qualche scemenza di sottofondo per mandare avanti la storia, tra Jesse che si fa catturare in maniera stupida e poi viene risparmiato da uno che per 1800 dollari si fa ammazzare, tanto per dire.
Mi è piaciuto però: Jesse è tornato il tipo cazzuto che era nella quarta stagione, e sono stati belli anche i momenti con i genitori, la vera parte lasciata fuori di BB che avrei voluto vedere approfondita.

E il leggendario momento, essenza pura di epicità, in cui Skinny Pete regala a Jesse il suo berretto.

Dude... You're my hero and shit.

Non sono presenti Skyler, Marie e Walt Jr, che con questa storia non c'entravano nulla ed era giusto rimanessero fuori.
Di negativo c'è l'assenza di Brock. Nemmeno amo questo personaggio, ma era uno dei pochi che aveva senso di far capire dove fosse finito, e hanno risolto la sua sottotrama con una letterina. Ok.
Di positivo c'è anche la scena con il Disapperear Robert Forster, che purtroppo è venuto a mancare proprio nei giorni dell'uscita del film.

In verità tutta la pellicola sul piano tecnico non è criticabile, visto che Vince Gilligan ha saputo ricreare l'atmosfera della serie, ma narrativamente è solo un episodio carino allungato all'esasperazione per raggiungere le due ore.
Il punto è che avrebbe immaginato chiunque che Jesse sarebbe scappato lontano con un'identità diversa, senza girarci intorno così tanto in mezzo ad avvenimenti di poca vera rilevanza.

"Ora cuciniamo".

Un fattore né negativo, né positivo, ma solo esilarante: Todd.
Credo di aver riso metà film pensando a come saperebbe stato impossibile per Jesse stragonlare un Todd del genere.
Mi spiace che Jesse Plemons sia stato preso in giro così pesantemente su Internet, ma far notare che in metà inquadrature il personaggio sembra invecchiato di 10 anni e nell'altra metà ingrassato di 20 chili non è bodyshaming. Resta strano vedere a una cosa simile in Breaking Bad, una serie che ha sempre curato in maniera quasi maniacale i dettagli.

Ma l'importante di El Camino era solo una cosa: che non rovinasse nulla. 
E non l'ha fatto, ha raccontato una storia in sé un po' piatta e scontata, ma che tutto sommato ogni fan di Breaking Bad si può godere senza compromettere nulla di ciò che ha visto.
Questo film/evento avrebbe potuto dare qualcosa di più, proprio per via della mano che c'era dietro, ma alla fine è giusto concepirlo nello stesso modo in cui l'ha definito Vince Gilligan:

"Spero che la gente lo prenda per quello che è: qualcosa che vorrebbe essere un regalo per i fan e per Aaron Paul, che credo meriti davvero tanti altri film di cui essere la star protagonista. È qualcosa che stato fatto per amor suo, qualcosa che spero le persone apprezzeranno e da cui trarre profonda soddisfazione."
C'è chi è stato contento di rivedere Jesse, e io sono fra quelli.
Ah, nessuno l'ha ancora detto: è molto avanti rispetto alla media dei film che produce Netflix.

-Gilgamesh

Dedicato a Robert Forster
A Dio serviva un 
Hoover Max Extract 60 Pressure Pro™ 


CONTATTI VARI

YouTube: Gilgamesh
Instagram: federicopaccani
Altri articoli: L'Isola di Asgralot



Le trame dei miei libri su Amazon: 
I Segreti di Asgralot - L'isola e gli Evoluti, 3° Ristampa, Edizioni A.Car, 2017
I Segreti di Asgralot - L'Abisso, Edizioni A.Car, 2018
Loki e il Drago del Lago Gerundo, Edizioni A.Car, 2019
I prossimi eventi a cui sarò ospite.

martedì 8 ottobre 2019

La storia di Jared Leto, il Joker creato solo per la pubblicità



Vi parlo di un Joker, ma non di quello per cui tutti stanno impazzendo in questi giorni.
O meglio, se ne parla eccome, ma più che altro per derisione, per far della facile ironia e, seppur in rari casi, per amarezza.




Mi spiace che ogniqualvolta si critichi o comunque si vedano battute sul personaggio interpretato da Jared Leto in Suicide Squad i commenti in suo favore sono sempre gli stessi, e riguardano tutti lo scarso minutaggio concessogli e le molteplici scene tagliate che l'avrebbero visto protagonista.
Insomma, non si può criticare il personaggio per via di tutte queste attenuanti.
E giustamente c'è anche chi pensa di essere l'unico ad apprezzare Jared Leto e i film che a cui ha preso parte, fattori che però con questo discorso c'entrano poco-niente.

Questo personaggio ha e avrà sempre un tatuaggio in fronte con la scritta SUPER F, perché il Joker di Suicide Squad non è stato solo pessimo - o meglio il Joker IN Suicide Squad -, ma si trattava solo di una trovata pubblicitaria.
Un personaggio che hanno voluto infilare a forza nel film con l'unico obiettivo di aumentare l'interesse verso di esso, rendendolo anche uno dei personaggi di punta dei trailer e del materiale pubblicitario.
Sì, ai tempi circolavano molte notizie sul suo ruolo marginale all'interno della pellicola, ma la Warner sa che la maggior parte del pubblico ancora non si informa molto sui film in uscita, o preferisce rimanere all'oscuro dei vari dettagli.
Ovviamente non c'è neanche da citare quanto era assurdo da vedere quel gangster a metà fra una suicide girl e un pappone albanese con la faccia tatuata, che aveva come unica funzione fare facce buffe e mandare messaggi inquietanti circa la salute mentale degli sceneggiatori di Suicide Squad, ma il punto non è la resa visiva e caratteriale del personaggio.

Il punto è sempre la Warner.
Molti ancora non si rendono conto che la compagnia che da svariati decenni possiede i diritti degli eroi e dei cattivi DC non ha mai creduto, e continua a non credere, nella maggior parte di loro.
L'importanza delle Birds of Prey rispetto ad Harley
riassunta in un poster ufficiale.

Basti pensare a quanto pochi siano stati i tentativi e i grossi budget spesi per realizzare pellicole che non parlassero di Batman o Superman.
In Aquaman, beh, hanno puntato più sulla popolarità fighezza di Jason Momoa che sul personaggio in sé. Cosa che accade smesso ormai, ma vabbé.
E Birds of Prey per ora sembra a tutti gli effetti un film solista su Harley Quinn, personaggio che ha conosciuto una popolarità spaventosa negli ultimi quattro anni, e non sul supergruppo in sé.

Ovvio, come hanno deciso di iniziare il DC Extended Universe? Con l'origin story di un membro della League meno importante della Triade, o comunque di qualche altro personaggio che ancora non si fosse guadagnato uno spotlight al cinema?
No, con lo scontro fra due icone non solo della DC, ma dei fumetti in generale, due che già il pubblico aveva visto e rivisto al cinema in scenari diversi. Con, giustamente, gli altri eroi a fare da cameo.

La Warner Bros. non crede nei personaggi DC e ha dimostrato più volte di non avere il coraggio di puntare su coloro che ritiene meno popolari, e con Suicide Squad non è stato diverso.
Messi di fronte allo scenario di produrre una pellicola con una crew di villain tutt'altro che famosi fra il pubblico estraneo ai fumetti, la Warner ha scelto di mettere al centro del proprio marketing il villain più popolare della DC, e uno dei più celebri di tutti i tempi, che però all'interno della trama non vi avrebbe avuto granché importanza.

E Jared Leto, vera vittima di questa situazione, si è ritrovato prima in una posizione pesante, quella di dare spessore a un personaggio che aveva già conosciuto due interpretazioni leggendarie, per poi venir scippato delle molte delle scene a cui aveva lavorato.
Sognare non costa nulla.
Certo, era giusto vedere Joker nel film di David Ayer per permettergli di dare lustro alle origini di Harley, un po' meno renderlo agli occhi del pubblico uno dei personaggi di punta della pellicola per poi relegarlo a un ruolo meno che marginale.

E ora mi chiedo quale sarà il destino di questo sfortunato Joker se Jared Leto non dovesse davvero comparire in Birds of Prey.
Perché ancora un po' credo nel suo ritorno, sarebbe incredibile se la Warner tirasse fuori il quinto (quarto cinematograficamente) Joker in 12 anni, cosa che non mi entusiasma, a meno che non venga scelto Willem Dafoe.
Perché potete scommetterci che col cazzo la Warner Bros. rinuncerà a Joker per ciò che sarà in futuro l'universo condiviso dei personaggi DC.
Ce ne saranno uno per i film, uno per la serie Titans e uno di riserva, così, per le evenienze.
In ogni caso, l'amarezza per ciò che poteva essere questo personaggio e non è stato resta. Passerà.

"Io non voglio guai".

Risultati immagini per joker i want no beef gif






CONTATTI VARI

YouTube: Gilgamesh
Instagram: federicopaccani
Altri articoli: L'Isola di Asgralot



Le trame dei miei libri su Amazon: 
I Segreti di Asgralot - L'isola e gli Evoluti, 3° Ristampa, Edizioni A.Car, 2017
I Segreti di Asgralot - L'Abisso, Edizioni A.Car, 2018
Loki e il Drago del Lago Gerundo, Edizioni A.Car, 2019
I prossimi eventi a cui prenderò parte.

venerdì 21 giugno 2019

X-MEH: Dark Phoenix - Declino e ascesa dei Figli dell'Atomo targati Fox


Durante questa stagione, oltre ai finali della Quadrilogia degli Avengers, di Game of Thrones e di The Big Bang Thoery c'è stata un'altra conclusione: quella della Saga dei ringiovaniti X-Men targati Fox.
E come è stato questo finale? Diciamocelo, un po' fiacco.

Credo che in questi 20 anni, dall'uscita del primissimo X-Men del 2000 fino al terribile X-Men: (NON) Apocalisse del 2016, sia diventata una sorta di legge non scritta il fatto che i film sui Figli dell'Atomo prodotti dalla Fox possano rivelarsi solo dei mezzi capolavori o dei buchi nell'acqua allucinanti.
Sì, perché se i primi due straordinari X-Men e X2: United di Bryan Synger ancora oggi si possono considerare fra i migliori Cinecomics mai fatti, l'esatto contrario si può dire del capitolo finale della Trilogia.
Brett Ratner fece un autentico miracolo con X-Men: The Last Stand, riuscendo a rovinare quasi tutto ciò che aveva costruito Synger. Uno sputtanamento simile per il finale di una saga penso di averlo visto solo nell'ultima stagione di Game of Thrones.

Sputtanamento però al quale riuscì a porre rimedio lo stesso Synger, attraverso X-Men: Days of Future Past, che se non è stato il miglior Cinecomic corale mai fatto, beh, poco ci manca.
Ma prima di lui ci pensò Vince Vaughn a ridare dignità ai Mutanti al cinema, con l'ottimo X-Men: First Class, altro adattamento di pregevolissima fattura, ma un po' finito nel dimenticatoio.
I problemi per il filone prequel sui Mutanti Marvel sono cominciati proprio con il terzo capitolo, sempre diretto da Synger, X-Men: Apocalisse. O meglio, X-Men: NON Apocalisse.
Apocalisse si bulla con Arcangelo in X-Men: Apocalypse

Incredibilmente il regista riuscì a fallire e a regalare un film davvero mediocre, con i personaggi vecchi trattati a pesci in faccia (Magneto su tutti), personaggi nuovi introdotti in malo modo o in maniera anonima (spiccava giusto Jean) e un Villain che definire talmente grottesco da far ridere è dire poco.


Mi sorprende come la saga abbia saputo, in questi 20 anni, rappresentare sia il meglio che il peggio dei Cinecomics.
Forse perché le pellicole degli X-Men sono come un castello di carte, dove uno sceneggiatore deve cercare di sistemare con cura ogni singolo personaggio fra la moltitudine che gli tocca gestire - dagli X-Men giovani ai vecchi, dai Villain ai personaggi minori - e, riuscendoci, è in grado di produrre un risultato eccezionale.
Ma i Figli dell'Atomo non sono solo poteri e battaglie, sono cuore, buoni sentimenti, tematiche sociali serie e sempre attuali, e soprattutto tanto divertimento.
E X-Men: Dark Phoenix è un esempio dell'esatto contrario.
C'è solo un termine per descrivere la caratterizzazione e il ruolo dei personaggi del film, tra chi era importante ai fini della trama, chi meno e chi si è ritrovato a fare da comparsa: IL NULLA.

Per esempio, Ororo poteva tranquillamente cambiare nome di battaglia in Addetta ai Cubetti di Ghiaccio.
Ciclope, invece, in "Quello inutile che ama Jean", perché il suo ruolo è più o meno lo stesso che aveva il Ciclope di James Marsden in The Last Stand - gli è andata meglio in Westw... No, direi di no -, solo che se lui morì nelle prime scene senza nemmeno essere inquadrato, il personaggio interpretato da Tye Sheridan resta in vita, ma fa poco-niente per tutto il film, se non cercare di fermare Jean leggendo frasi rubate da una vecchia copia di New Moon.
Nightcrawler riesce a riportarmi alla mente un altro aneddoto divertente di X-Men 3, il fatto che l'allora Kurt Wagner - Alan Cumming - venne rimosso dal cast perché la produzione decise che non valeva la pena sottoporre l'attore a diverse ore di trucco per girare pochissime scene. Qui poteva accadere lo stesso? Beh, sì e no, poiché a onor del vero Nightcrawler grazie alla sua capacità di teletrasportarsi si rende utile eccome, ma più o meno ha la caratterizzazione di una Passaporta.
Ma Quicksilver è stato un MEH unico, è stato proprio l'X-MEH. Mattatore in due film, ora relegato a non fare quasi nulla.
Non mi sarebbe dispiaciuto affatto rivederlo in una scena in stile Time in a Bottle e Sweet Dreams come nei precedenti film. C'è chi avrebbe urlato allo scopiazzamento, io no. Sono stati due momenti altissimi.

Tra l'altro, lo sapevate che Quicksilver è figlio di Magneto?
Vabbeh, lasciamo perdere, tanto la cosa nel film è importante come la parentela di Jon con i Targaryen.



















Sul Magneto di Michael Fassbender non c'è molto da dire.
Il suo decadimento rispetto ai primi due capitoli è la perfetta rappresentazione delle differenze che ci sono con questi ultimi due film.
Un personaggio che in ogni pellicola prima è buono, poi si incazza ed è cattivo, poi è di nuovo buono, poi alla fine tira fuori un gioco da tavolo, unito alle 434 volte in cui lui e Xavier rompono e riaggiustano la loro amicizia.
Poi ci credo che lo stesso Fassbender sia arrivato a definirlo "solo un tizio che urla".

I personaggi che si salvano, ma più per demerito degli altri, sono solo Xavier, Bestia e soprattutto Jean Grey.
I primi due sostanzialmente sono ridotti a fare rispettivamente la parte del poliziotto buono e del poliziotto cattivo con la Fenice; Xavier compie gli stessi gesti per tutto il film, ma risulta comunque un protagonista degno di nota. James McAvoy in questi anni ha dimostrato innumerevoli potenzialità, e ancora sto aspettando di vederlo in un ruolo di grande spessore, solo che prendere parte a un film come questo non aiuta affatto la sua carriera, anzi.
Jean è una buona protagonista (tanti continuano a odiare Sophie Turner dalle prime stagioni di GoT e io non capisco perché), nonostante affronti uno sviluppo terribilmente prevedibile, eccezion fatta per l'interessante risvolto familiare.
In generale tutti e tre intrattengono un minimo lo spettatore.

Il vero pregio di questo X-Men: Dark Phoenix è che riesce, tutto sommato, a risultare un film scorrevole, che stanca, fa sbuffare, ma di fatto non annoia più di tanto.
I film degli X-Men, anche i peggiori, hanno sempre vantato questa caratteristica: almeno alla prima visione e forse alla seconda difficilmente risultavano pesanti o noiosi.
E questo, come i suoi predecessori, risulta pieno di belle battaglie e scene d'azione tutt'altro che memorabili, ma ben fatte.
Il problema principale è che le cose che accadono avvengono nell'anticlima e spesso nel nonsense più assoluto, senza sussulti.

Come la già spoilerata nel trailer morte di Jennifer Lawrence alias Mystica.
O meglio, la morte di Jennifer Lawrence alias Jennifer Lawrence blu.



Parlando del villain, altro punto carente del film, credo di non aver mai visto Jessica Chastain interpretare un ruolo così anonimo. Certo, non raggiungiamo i livelli di Apocalisse e dei peggiori villain del MCU e del DCEU, ma poco ci manca.
Interessante solo nel suo collegamento con D'Bari, il corpo celeste che Jean, ubriaca dei poteri di Fenice Nera, finì con incenerire durante la saga fumettistica omonima. Nei fumetti Vuk (Nerdplanet.it vi ha dedicato un approfondimento interessante, dateci un'occhiata) è un personaggio completamente diverso, nel sesso, nella personalità e nel background, ma ciò non era un impedimento per provare a renderlo interessante.
Fatto sta che qui risulta un antagonista con la personalità di una carta da gioco, seguito da alleati che sono né più né meno che comparse.
Lo stesso discorso di potrebbe fare per gli accoliti di Magneto, tra cui ho notato Selene, che a malapena spiccica parola.


Ma, stando alla scena post credits di Apocalypse, non doveva essere Sinistro il villain di questo film?
No, ci hanno mostrato il logo delle Essex Corp perché era figo.

Ed è così che finisce X-Men: Dark Phoenix. Nell'apatia dello spettatore, con il sacrificio di Jean.
Solo un modo anticlimatico per concludere un film già di per sé fin troppo anticlimatico, che per'altro termina con la 782° partita a scacchi tra il Professor X e Magneto (chissà chi è in vantaggio), e con la Fenice che aleggia nei cieli sopra di loro.
E qui viene da chiedersi: cosa ne è stato di Jean? Cosa farà ora la Forza Fenice? Che ne sarà degli X-Men e della Jean Grey's Anatom... School of Gifted Youngsters?
La verità è che probabilmente non frega un cazzo a nessuno.
Pazzesco come, pur sapendo che questo sarebbe stato l'ultimissimo film della saga siano riusciti non solo a semiriciclare il finale della Saga di Fenice Nera cinematografica precedente, ma pure a lasciarlo aperto.
Sono cose che... no, non sono cose.

Il lato positivo è che, differentemente da ciò che si immaginava, sono riusciti a non rendere la trama un remake di X-Men 3.
Il lato negativo è che hanno comunque tirato fuori un film mediocre, in cui è veramente arduo trovarci una scena, un personaggio o anche solo una citazione da ricordare.
Ma la verità è che non sono deluso, proprio per il fatto non avevo aspettative, specialmente dopo l'uscita di Synger dal progetto e l'aria di inutilità che si respirava già dai trailer, considerando il fatto che ormai gli X-Men non appartengono più alla Fox.
La sensazione è che sia stato un film fatto tanto per.

Ma non mi sento nemmeno di dare tante colpe al regista Simon Kimberg, ma più alla Fox. (No, non sto per far nascere il movimento #RealeaseTheKinbergCut).
La Fox se ne è sempre sbattuta il cazzo di gestire bene gli X-Men, così come della coerenza della continuity.
Si è ritrovata fra le mani dei mezzi capolavori (o comunque dei buonissimi prodotti) solamente perché ha avuto il buonsenso di lasciare libertà creativa a gente come James Mangold (Logan lo tirò fuori di suo pugno, The Wolverine no) e Bryan Synger, e pure assecondare la passione di Ryan Reynolds per Deadpool.

Alcuni non sono della mia stessa idea, ma io considero un bene che gli X-Men siano tornati ai Marvel Studios, perché penso che almeno lì possano godere di una gestione migliore, nonostante non mi faccia impazzire l'idea di vedere subito una nuova versione dei Figli dell'Atomo targata Feige e soci (Galactus, F4, Silver Surfer, loro hanno la priorità).
Ma gli X-Men appartengono alla Marvel, e com'è è giusto che sia i loro diritti sono tornati a casa.
Anche se devo dire che forse è stato un bene vederli - insieme all'Uomo Ragno ceduto a Sony - esclusi dalle primissime fasi del Marvel Cinematic Universe, permettendo così a colleghi meno noti di emergere.


E qui si chiude l'avventura degli X-Men targati Fox al cinema, senza dubbio una delle saghe che gran parte del pubblico di questo primo ventennio del 21° secolo ricorderà maggiormente, con emozione e nostalgia, ma anche con una piccola fetta di rimpianto e non-sense.
Io lo ricorderò più il fatto che sarebbe stato meglio fermasi al secondo film. In entrambi i casi.



A Bryan, Hugh, Patrick e Ian, da cui tutto ebbe inizio.



CONTATTI VARI

YouTube: Gilgamesh
Instagram: federicopaccani
Altri articoli: L'Isola di Asgralot




Le trame dei miei libri su Amazon: 

I Segreti di Asgralot - L'isola e gli Evoluti, 3° Ristampa, Edizioni A.Car, 2017
I Segreti di Asgralot - L'Abisso, Edizioni A.Car, 2018
Loki e il Drago del Lago Gerundo, Edizioni A.Car, 2019

Le prossime eventi a cui prenderò parte.