martedì 31 dicembre 2019

I Cinecomics del Decennio





Il decennio che stiamo per lasciarci alle spalle si potrebbe definire come la "Decade dei Cinecomics", visto non solo il dominio all'interno del mercato dei blockbuster cinematografici, ma anche per l'enorme impatto che hanno avuto sulla cultura di massa.

L'ascesa dei Cinecomics cominciò nel decennio scorso, alimentata dal successo dei Batman di Nolan, degli Spider-Man di Raimi e degli X-Men di Singer, ma col passare del tempo ha raggiunto vette di popolarità più alte di anno in anno e ha saputo catalizzare l'interesse di una porzione sempre più vasta di pubblico.
Non si parla di una saga in particolare, né di una casa di produzione specifica, si parla di quello che è diventato a tutti gli effetti un genere che ormai domina il mercato del cinema d'intrattenimento.

Non solo ottimi adattamenti fumettistici ma anche buonissimi film provvisti di una buona impronta registica, quasi autoriale, a dimostrare come i Cinecomics abbiano tenuto alta la bandiera del cinema di intrattenimento mostrando non solo meri prodotti in grado di incassare.

The Avengers (Joss Whedon, 2012)



Impossibile parlare di Cinecomics senza citare The Avengers.
Questo non tanto per la resa definitiva del film, perché difatti The Avengers oggi più che mai nel riguardalo non sembra provvisto di chissà quale trama o di risvolti narrativi particolari, ma resta un Cinecomic che fece qualcosa che ai tempi sembrava impensabile, impossibile: riunire molteplici personaggi in un autentico crossover fumettistico al cinema. Un vero sogno per i fan.
E funzionò, perché i personaggi, forti della caratterizzazione già ben delineata nei loro stand-alone resero alla grande come gruppo, in una storia ben narrata, con un buon Villian e uno sviluppo solido in grado di adattare molto bene la storia degli originali Vendicatori fondendo le loro versioni classiche e Ultimate.
Personaggi ben caratterizzati che poco a poco riusciranno a instaurare un vero legame col pubblico. Rimane un po' di rimpianto per Hulk, per l'enorme impatto che ha saputo avere Mark Ruffalo alla sua prima prova e per la delusione dovuta alla gestione del personaggio nei film seguenti.

Nel 2012 The Avengers cambiò per sempre la concezione dei Cinecomics e aprì a nuove possibilità, sia per il pubblico e che per chi in futuro avrebbe lavorato a questo tipo di film.
Era l'inizio di un'Era e ancora in pochi iniziavano ad accorgersene.


Miglior scena: "Dottor Banner... Questo sarebbe un buon momento per arrabbiarsi"


The Dark Knight Rises (Christopher Nolan, 2012)

"Lo so, e l'ha perduta, ma questo fa parte della vita, signore. Però lei non sta vivendo, sta aspettando nella speranza che le cose peggiorino. Ricorda quando ha lasciato Gotham, prima di tutto questo, prima di Batman? È stato via sette anni, per sette anni l'ho aspettata sperando che non tornasse più. Ogni anno facevo una vacanza, andavo, andavo a Firenze, c'è un caffè sulle rive dell'Arno. Ogni sera andavo a sedermi lì e ordinavo un Fernet Branca.

E avevo un sogno: che un giorno, guardando tra la gente ai tavoli, l'avrei vista lì, con sua moglie e magari con un paio di marmocchi. Lei non mi avrebbe detto una parola e nemmeno io a lei. Ma entrambi avremmo saputo che ce l'aveva fatta, che era felice. Io non volevo che lei ritornasse a Gotham. Ho sempre saputo che non c'era niente per lei qui, solo drammi e sofferenze. E volevo che avesse qualcosa di più di questo... E lo voglio ancora."


Nel 2012 mentre iniziava un'era, un'altra giungeva alla sua conclusione.
Nolan a mio parere non è riuscito a raggiungere le vette di Batman Begins e di The Dark Knight, ma questo terzo capitolo rimane un grandissimo tributo alla figura di Batman, che chiude con un finale più che dignitoso una trilogia leggendaria.
Se Batman Begins è stato un film che doveva raccontare le origini di Batman e Il Cavaliere Oscuro è risultato più una pellicola su Joker, questo TDKR è a tutti gli effetti un film su Gotham.
Una storia solida, forse con qualche forzatura qua e là, ma comunque interessante e caratterizzata da molte sequenze cariche di impatto emozionale: il primo scontro con Bane, il salto per la libertà, il momento finale con Gordon... il tutto reso in maniera magnifica anche grazie alla colonna sonora di Hans Zimmer.

All'interno del film Bane non spicca come Joker e Ra's Al Ghul, ma Tom Hardy fa comunque un figurone nella parte del Villain. Questo fino alla terrificante gestione della scena di morte, che insieme ad alcune cose mette in evidenza una certa svogliatezza in Nolan, forse il rimpianto per aver perso un Heath Ledger che probabilmente avrebbe avuto un ruolo fondamentale all'interno del capitolo conclusivo.
Tuttavia il finale, la realizzazione del sogno di Alfred anticipato all'inizio del film - una caratteristica fantastica del cinema di Nolan è la sua capacità di suggerire allo spettatore il finale senza che se ne accorga -, il sacrificio di Bruce e l'eredità passata nelle mani di Blake sono una delle conclusioni più azzeccate che si siano mai viste.

Molti criticano il fatto che Batman appenda il mantello al chiodo e decida di ritirarsi, perché il personaggio logicamente dovrebbe continuare a combattere il crimine come nei fumetti, ma è impensabile concepire il finale di una Trilogia in questo modo.
Ho sempre visto la Trilogia di Nolan come una sorta di storia d'amore, la storia di un legame indissolubile fra un uomo e la sua città, e proprio per questo penso che Nolan abbia chiuso la sua storia alla perfezione: comincia con un Bruce che vede i suoi genitori morire nel tentare di salvare Gotham - "Abbattuti da uno di quei diseredati che aiutavano" -, diventa Batman per completare la loro opera, si fa carico della colpa dei peccati di Gotham e infine si sacrifica per la sua città.
Batman si ritira perché non ha più senso di esistere, o forse addirittura Batman muore nell'esplosione, non appena il compito di salvare la città e i suoi abitanti è portato a termine.

Va detto che questo film e in particolare questa Trilogia si discostano molto da ciò che caratterizza normalmente il genere dei Cinecomics, lo stesso Nolan si è distaccato parecchio dalle atmosfere dei fumetti di Batman adattandole al suo modo di fare cinema, ma la notorietà e la resa eccellente di questi progetti ha dato sicuramente una spinta al genere.

Miglior scena: "Sollevati"


Captain America: The Winter Soldier (Anthony e Joe Russo, 2014)



Dopo un 2013 tutt'altro che esaltante, con le uscite di due seguiti mediocri per Iron Man e Thor, nel 2014 il Marvel Cinematic Universe si rilanciò completamente proponendo un film molto diverso dai precedenti.
Captain America: The Winter Soldier si presenta come una pellicola di supereroi ma in realtà ha più in comune con un action-spy movie, molto attuale, che allo stesso tempo conserva delle scene d'azione fumettistiche e risvolti narrativi interessanti.

Per la prima volta dopo anni il Marvel Cinematic Universe torna ai livelli del primo leggendario Iron Man e li supera con un film su un supereroe ben scritto e con un umorismo dosato al punto giusto, non il classifico "giocattolone" con un villain di cartone, ma un film completo sotto tutti gli aspetti e per di più che esalta parecchio il materiale cartaceo.
Non un caso che lo sceneggiatore di tante celebri storie di Capitan America, Ed Brubaker, abbia preso parte alla realizzazione del film, come il fatto che la bravura dei Fratelli Russo sia stata ricompensata con il coinvolgimento del duo in progetti più importanti.

The Winter Soldier rappresenta una delle vette più alte raggiunte dai Marvel Studios, nonché uno dei Cinecomics migliori di sempre, anche grazie a un Chris Evans che ha saputo affermarsi come uno degli interpreti di maggior spessore all'interno di questa Decade dei Cinecomics.


Miglior scena: "Prima di cominciare, qualcuno vuole scendere?"


X-Men: Days of Future Past (Bryan Singer, 2014)



Anche in questo decennio la Fox si è dimostrata in grado di dar vita a una serie di film sugli X-Men degni di essere ricordati per la loro bellezza, sia con questo sequel che con il precedente X-Men: First Class, così come sia riuscita a ottenere l'esatto contrario con i due capitoli seguenti.

Beh, c'è qualcosa di poetico nel fatto che Bryan Singer, proprio colui che più di dieci anni prima aveva spianato la strada ai Cinecomics con due ottimi film sui Mutanti Marvel, sia tornato a dirigere quelli che a tutti gli effetti sono i suoi personaggi per provare a mettere una pezza sui danni fatti da Brett Ratner in The Last Stand.
X-Men: Day of Future Past è splendido nel modo in cui riprende il filo dei vecchi capitoli e rende giustizia ai vecchi personaggi sapendoli incastrare alla perfezione con i nuovi.
L'arma in più della Saga degli X-Men è sempre stata la gamma di attori molto capaci che ha avuto a disposizione fin dall'inizio: due eccellenti Ian McKellen e Patrick Stuart come Magneto e Xavier si sono ritrovati degli eredi più che dignitosi in Fassbender e McAvoy, mentre Jackman come protagonista - al posto della Kitty Pride della storia di Claremont e Byrne - ha saputo dare il giusto impatto alla pellicola.


Miglior scena: Time in a Bottle


Guardiani della Galassia (James Gunn, 2014)



Una delle chiavi della riuscita del Marvel Cinematic Universe è stato il saper prendere personaggi poco conosciuti, persino fra i lettori di fumetti, e riuscire a elevarli a icone assolute idolatrate da milioni di fan.

James Gunn come i Fratelli Russo va oltre il concetto di film di supereroi e sforna una space opera riuscita come non se ne vedevano da anni. Il vero successo dei Guardiani della Galassia è il loro saper fondere alla perfezione scene drammatiche e commoventi con momenti di ironia e leggerezza. Un'ironia molto sopra le righe rispetto a quella che solitamente domina le pellicole Marvel, gestita in maniera nettamente migliore e misurata al punto giusto nei personaggi.
I protagonisti per come sono presentati e caratterizzati sia come singoli che nel gruppo sono perfetti, la storia scorre con un ritmo eccellente - due ore che sembrano dieci minuti -, i tempi comici funzionano come in pochi film Marvel e gli effetti visivi sono eccezionali.
Gunn unisce due cose che nel MCU faticavano a coesistere: la comicità e le scene toccanti. C'è da perdersi a elencare tutte le sequenze, le frasi, gli attimi degni di nota di questo film, resi memorabili anche grazie alla colonna sonora.

La Marvel ha preso un regista dallo stile e dal passato inusuale rispetto ai predecessori con i quali aveva lavorato e ha avuto la buona idea di lasciargli libertà creativa per una pellicola che è forse il film più "cinematografico" della Marvel, l'opera in cui si vede di più la mano e lo stile dell'uomo dietro la cinepresa.
Non solo uno dei Cinecomics più riusciti di sempre, ma anche uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni. Un discorso simile si potrebbe fare anche in riferimento al suo azzeccatissimo sequel, Guardiani della Galassia Vol. 2.

Miglior scena: "Yondu, se ci sei, vieni a prendermi"


Deadpool (Tim Miller, 2016)



Deadpool è a tutti gli effetti un film realizzato da due fan apposta per i fan.
Sì, perché Ryan Reynolds dopo la pessima resa del personaggio in X-Men Le Origini: Wolverine - a causa della Fox - ce l'ha messa tutta per convincere gli studios a ricevere libertà creativa per dare finalmente al Mercenario Chiacchierone un adattamento degno di questo nome. E ce l'ha fatta.

Sia chiaro che Deadpool è tutto tranne che perfetto, ma riesce a risultare forse l'unico Cinecomic al quale non andrebbe apportato alcun cambiamento: ogni sequenza, ogni battuta, fino al più piccolo personaggio minore... in qualsiasi momento e in qualsiasi dialogo il film è un trionfo di intrattenimento e una riproduzione studiata delle atmosfere tipiche delle storie del personaggio, piene di eccessi, citazioni e autoironia.
Menzione d'onore per la splendida colonna sonora e per le canzoni ideate appositamente per i film.
Una trama non eccellente ma che riproduce in maniera abbastanza fedele le origini di Deadpool - con Ajax fuso il Dottor Killebrew - e soprattutto diverte in ogni sua scena.
Deadpool non è assolutamente da vedere solo come un'avventura dissacrante su un atipico supereroe, ma anche come una storia d'amore che sa regalare attimi di malinconia.


Miglior scena: "Dove si trova Francis?"


Logan (James Mangold, 2017)



Un caso molto simile a quello di Deadpool: anche qui un attore e un regista, finalmente forti di una buona dose di libertà creativa, desiderosi di rendere giustizia a un personaggio iconico in passato un po' bistrattato dai produttori della Fox.
Hugh Jackman, dopo due film in singolo non proprio esaltanti e ben gestiti, saluta per sempre un personaggio interpretato per 17 anni con una prova maestosa.

Logan è un'apoteosi di violenza, sangue e dramma che si fanno via via più intensi con il trascorrere dei minuti, sorretto da tre attori fenomenali: Hugh Jackman, ottimo come sempre nella parte di Wolverine, Patrick Stuart, in gran forma nel rappresentare un Professor X distrutto dalla malattia ma con una grande personalità, e Dapne Keen, una giovane X-23 che ha soddisfatto a pieno le aspettative.
La storia è triste, drammatica, piena di oscurità, ma allo stesso tempo positiva e con diversi momenti divertenti.
Nel suo essere a metà tra una sorta di thriller post-apocalittico e un road movie sanguinoso Logan si aggiudica il premio di "Cinecomic meno cinecomic di sempre", che però riproduce in maniera impeccabile gli scenari delle storie più cupe di Wolverine.
Il personaggio di Logan anche nei fumetti è caratterizzato dal suo possedere qualcosa di più potente del suo fattore rigenerante, ossia il suo cuore, e questa pellicola lo racconta in maniera egregia.

Miglior scena: "Non sparate, tanto guarisce"


Avengers: Infinity War (Anthony e Joe Russo, 2018)



Thanos: Infinity War sarebbe stato un titolo più azzeccato.
Il merito dei Marvel Studios e dei Fratelli Russo in questo caso non è tanto l'essere riusciti a far funzionare un così vasto numero di personaggi e di conseguenza le varie sottotrame legate alle Gemme dell'Infinito, ma aver dato vita a un Villain così iconico.
Questo film ha preso Thanos e ha alzato il suo status fino a renderlo uno dei cattivi cinematografici più celebri di sempre, e non solo del genere dei Cinecomics.

Infinity War è come The Avengers, un film difficile da far funzionare per via dell'enorme mole di protagonisti e i molteplici risvolti narrativi, ma che riesce in entrambe le cose grazie anche all'ottima gestione portata avanti nei film precedenti.
La vera genialata è stato dividere gli eroi in tutti questi piccoli sottogruppi nei quali ognuno dei protagonisti ha saputo ricavare il giusto spazio e rendersi partecipe di battaglie rese in maniera impeccabile.
Il film poi scorre che è una bellezza, in un mix di puro divertimento, umorismo ben dosato e scene che toccano autentiche vette drammatiche. Gli ultimi venti minuti, dall'apparizione di Thor allo sguardo di Thanos seduto sulla prateria sono fra i punti più alti raggiunti nel finale di un Cinecomic.


Miglior scena: "Quanto ti è costato?"

Spider-Man: Into The Spider-Verse (Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman, 2018)



Quasi ironico il fatto che nonostante i quattro live action dedicati all'Uomo Ragno usciti in questo decennio la pellicola che riesce a spiccare maggiormente sia il film d'animazione targato Sony, che in realtà è più un fumetto animato.

Una pellicola che è una vera gioia per gli occhi, originale e ispirata, piena di spunti inaspettati e con una schiera di Spider-Man presentati e caratterizzati alla perfezione, che merita a pieno il titolo di miglior film sull'Uomo Ragno.
Questo perché la storia esalta al massimo tutte quelle caratteristiche che hanno portato al successo il personaggio di punta della Marvel, la sua ironia, le sue lezioni di vita e le sue atmosfere capaci di infondere un po' di malinconia nonostante il fattore divertimento costantemente presente.
Un prodotto molto curato anche dal punto di vista della trasposizione dei personaggi: sei ragni al posto di uno, tutti sfruttati ottimamente e resi participi della storia con una personalità ben delineata e differenziata dalla propria versioni alternative senza risultare la copia ripetitiva l'uno dell'altro.

Uno degli spettacoli visivi più raffinati degli ultimi anni in un tripudio di divertimento ed epicità tipici delle storie di Spider-Man.


Miglior scena: tutto il film.


Joker (Todd Phillips, 2019)



Difficile parlare di Joker come di un qualsiasi altro cinefumetto, poiché come nel caso di Logan siamo di fronte a una storia fuori dal comune per il genere: drammatica, cruda e spietata a egual misura.
Una storia che nonostante scelga palesemente di distaccarsi dalle origini e dalla figura di Joker mantiene lo stesso uno dei tratti tipici della filosofia del personaggio: il fatto che una brutta giornata possa cambiare completamente un uomo. Todd Phillips racconta allo spettatore di una società crudele in cui i deboli, i malati e i soli saranno sempre più deboli, malati e soli, quasi a voler sottolineare che qualsiasi individuo, se sollecitato al punto giusto, nasconderebbe un potenziale Joker.

Sulla performance di Joaquin Phoenix non c'è molto dire: accompagnato da un'atmosfera e da una colonna sonora eccellenti sorregge l'intero film sulle sue spalle. Ogni dialogo, ogni risata, ogni sguardo colmo di follia sono prove attoriali gigantesche, in grado di rendere grandiosa anche la scena più ridicola. Trovo inutile cercare un continuo confronto/scontro con i Joker di Ledger e Nicholson, visto il percorso completamente differente seguito dal personaggio interpretato da Phoenix.

Joker, come Logan, probabilmente è ciò che diventeranno i Cinecomics in futuro.
Non appena la gente si stancherà e non reagirà più con lo stesso entusiasmo alle grandi battaglie piene di effetti visivi e superpoteri di tutti i tipi, ai personaggi colorati e scanzonati, alle classiche dinamiche bene/male, beh, i Cinecomics muteranno in questo: storie tragiche, cupe, che parlano molto del mondo reale e delle crudeltà da cui è animato. Film che per le loro atmosfere drammatiche e molto vicine alla realtà non verranno nemmeno più considerati Cinecomics. E questo è paradossale... Perché parliamo di scenari che nei fumetti di supereroi non poi così rari.

Sia la Marvel che la DC vantano tantissime storie in cui eroi e villain si ritrovano in un contesto più tragico che supereroistico, dove l'azione passa in secondo piano rispetto alla riflessione e all'introspezione dei personaggi, ma il problema è che nonostante i Cinecomics abbiano raggiunto questa popolarità elevatissima la gente continua ad avere una visione molto limitata delle opere dai quali sono tratti.

Miglior scena: il nano e la serratura.


Detto ciò, cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo decennio?
Da anni ormai leggo e sento tante persone ipotizzare la fine della polarità del genere dei Cinecomics, ma sono convinto che la cosa non avverrà tanto presto.
Questo non perché tutti e cinque i Cinecomics usciti nel 2019 hanno superato il Miliardo di dollari, ma perché si tratta un filone che ha già dimostrato di saper fare una cosa importantissima: evolversi.
Hanno raccontato storie supereroistiche piene di epicità e scene esaltanti, drammi colmi di umanità e tematiche attuali, avventure che sfociavano nella pura fantascienza o nel post-apocalittico, in grado di richiamare linguaggi e scenari di periodi passati in film sia dall'impronta commerciale che autoriale.
Insomma, i Cinecomics sono malleabili.
Continuano e continueranno a raccontare storie diverse in maniere molto diverse, per questo il pubblico difficilmente saprà distaccarsi da questi film e da questi personaggi.
Sicuramente l'addio di tanti attori iconici e la conclusione di saghe che hanno lasciato il pubblico con il fiato sospeso per anni provocheranno una perdita di interesse fra molti spettatori, ma non c'è nessuna ragione per non credere che tra anni potremmo essere qui a parlare di altri eroi e villain resi popolari da un'interpretazione e da un film magistrale.

Guardandomi alle spalle posso solo dire, da fan di molti di questi personaggi ancora prima di vederli sul grande schermo, di essere grato per aver potuto vivere quest'Era in prima persona.



-Gilgamesh




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