lunedì 4 luglio 2022

The Amazing, lo Spider-Man sottovalutato





Nonostante ricorre oggi il decimo anniversario dell'uscita di The Amazing Spider-Man e che questo editoriale sia un modo per celebrarlo vorrei riportare le lancette indietro di circa un anno, a prima dell'uscita di Spider-Man: No Way Home.

Perché se No Way Home ha diviso i fan tra chi l'ha apprezzato nonostante gli evidenti difetti e chi invece non è riuscito a metterli da parte su una cosa la quasi totalità dei fan si è trovata sulla stessa lunghezza d'onda: la felicità nel rivedere i personaggi delle precedenti saghe cinematografiche di Spider-Man.
Da una parte abbiamo avuto un Tobey Maguire in grado di far tremare i cinema di tutto il mondo con un piccolo gesto della mano e dall'altra un Willem Dafoe che con poche semplici mosse ha saputo imporsi come uno dei migliori Villain dei Marvel Studios, vero, ma in mezzo a loro a sorpresa c'è stato un attore che con il suo personaggio ha colpito più nel profondo i fan, ovvero Peter 3, soprannome assegnato al Peter Parker meno considerato del trio.
Non storico come quello di Maguire, non famoso oggi come quello di Holland, ma nonostante ciò lo Spider-Man di Andrew Garfield attualmente sta vivendo una sorta di seconda giovinezza, forse pure una popolarità maggiore di quella ottenuta ai tempi in cui uscì il suo film.

Bello, brutto, sottovalutato, non necessario, dimenticabile... The Amazing Spider-Man è stato definito in modi diversi, ma più di tutti l'aggettivo che si merita è quello di sfortunato.
Un film con la sfortuna di essere il predecessore di una Trilogia, quella di Raimi, entrata nei cuori dei fan di tutto il mondo nonché della storia del cinema, e allo stesso tempo con lo svantaggio di non aver avuto un finale, per poi lasciar posto a un altro "Uomo" Ragno, che sarebbe entrato a far parte di un progetto, il Marvel Cinematic Universe, fra i più redditizi e popolari della storia dell'intrattenimento. 
Garfield e le pellicole a lui legate finirono nell'anonimato, ricordate da pochi e apprezzate solo in parte.


L'inizio e le difficoltà nel distanziarsi dalla vecchia Trilogia

Avevo odiato l'annuncio di questo progetto, come avevo odiato l'annuncio dell'attore e le prime immagini del film. Anzi, potrei addirittura ammettere da buon fanboy di Raimi di essermi precipitato a vedere il film solo per il gusto di demolirlo, di parlare male di quel progetto che era andato a rimpiazzare, manco fosse colpa sua, una delle saghe che avevo più amato da bambino.
Ma la verità è che non ci riuscii.
Non ci riuscii perché quello a cui avevo assistito, per quanto non livello dei primi due Spider-Man con Tobey Maguire, era stato un prodotto soddisfacente, non eccelso ma in grado di farmi trascorrere due ore di buon intrattenimento con il mio eroe preferito, Peter Parker, forse non quello spirito degno delle storie di Lee-Ditko-Romita e più legato alla controparte Ultimate di Bendis e Bagley, ma comunque degno di essere considerato un buon tributo alla leggendaria figura di questo personaggio. 



Ai tempi la gente non aveva ancora realizzato quali furono le reali difficoltà incontrate dal regista Marc Webb e dagli sceneggiatori: non si trattava solo di fare i conti con una Trilogia iconica uscita da poco tempo, ma anche di cercare di creare una storia di origini più differente possibile in modo da non dar vita a una brutta copia o un remake malfatto.
Il Daily Bugle sparì, al Wrestling ci fu un semplice accenno, una trama incentrata sulla famiglia Osborn venne rimpiazzata da una storia sul passato dei genitori di Peter, Gwen sostituì MJ e da un Peter Parker che sviene e si toglie gli occhiali davanti allo specchio passammo a un Peter Parker in chimica che devasta la casa con i suoi nuovi poteri.
Per certi versi la cosa portò anche ad alcune migliorie: la presenza degli iconici lanciaragnatele, l'ottima valorizzazione di un personaggio storico come Gwen Stacy, la possibilità di lavorare con nuovi Villain.
In fondo stavamo pur sempre parlando dell'Uomo Ragno, un eroe con un tale bagaglio di storie, sfaccettature e background da non rendere difficile trovare spunti per creare una storia diversa ma comunque fedele. Qui attinsero molto dal materiale proveniente dall'Universo Ultimate con qualche piccolo ingrediente preso dai fumetti classici.

In genere mi viene da ricordare questo film con affetto anche per i suoi due protagonisti: parte del Mondo non sapeva ancora che grandi attori sarebbero diventati Andrew Garfield ed Emma Stone, e questo film fu ai tempi fu un'autentica dimostrazione del loro valore.


La storia e gli ottimi spunti offerti su Gwen, Zio Ben e Flash

"Oh, Peter, sei davvero un bravo ragazzo.
Sei intelligente. No, più che intelligente, sei quasi un genio. E quel che hai fatto è stupido. Sai, tuo padre, riposi in pace... tuo padre aveva una filosofia a cui si atteneva rigidamente e che gli è servita molto... Credeva che se c'erano cose che potevi dare al Mondo, se sapevi fare bene certe cose meglio di chiunque altro... per aiutare la gente o solo per farla stare meglio... beh, credeva che non fosse semplicemente una buona idea fare quelle cose... credeva che fosse tua responsabilità farle.
Non cercare di essere qualcos'altro, di essere meno di quello che sei. Succederanno grandi cose nella tua vita, Peter, grandi cose. 
E queste cose comporteranno grandi responsabilità. Mi capisci? Grandi responsabilità".

(Zio Ben a Peter nell'Universo Ultimate)

The Amazing Spider-Man inizia con un Peter Parker leggermente diverso, più sicuro di sé con i bulli e con le ragazze, più sarcastico, cinico e meno emarginato, armato di skateboard e con la battuta pronta. Una versione tutto sommato resa bene anche se per certi versi meno iconica di quella di Tobey Maguire, ma riuscita: questo era ciò di cui avevamo bisogno per ricominciare, aldilà di ciò che era venuto prima.
Il vero punto in più per lo Spider-Man di Garfield è guadagnato grazie al suo umorismo, una caratteristica che Tobey Maguire tutto sommato possedeva ma che risultava fin troppo tralasciata per un personaggio ironico come l'Uomo Ragno, spesso troppo taciturno nei film di Raimi.

Il maggior spunto positivo stava però nel lavoro fatto con i comprimari del personaggio.
Magistrali certe scene con Zio Ben, dalla sequenza "Zio Ben, tu sei un bravo padre" a quel "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità" detto/non detto molto simile a quello visto sulle tavole di Ultimate Spider-Man.

Zio Ben per quanto abbia vita breve è il personaggio più importante delle origini di Spider-Man, e meglio di così non poteva essere rappresentato, anche se con Gwen Stacy sono riusciti a fare un lavoro migliore.
Se c'è una critica che riesce a unire sia i fan che i detrattori della Trilogia di Raimi è quella verso la gestione monotematica della Mary-Jane Watson di Kirsten Dunst, un'urlatrice il cui ruolo all'interno della trama era essere costantemente salvata. In quegli anni la figura della damigella in pericolo poteva risultare ancora una costante, oggi invece rappresenta un elemento narrativo dannatamente superato e obsoleto.
Con la sua attitudine da scienziata e il suo ruolo attivo all'interno della storia grazie all'immediata scoperta dell'identità di Peter - molto simile alla MJ Ultimate - Gwen ha giocato un ruolo fondamentale nella storia, quella di fidanzata dell'eroe ma anche di spalla.
Se lo Zio di questo film ha saputo tenere il passo di quello dello Spider-Man del 2002, sull'aspetto della relazione sentimentale qui è avvenuto un grosso miglioramento.


E nonostante il poco spazio ricevuto non posso non parlare del lavoro fatto su Flash, un personaggio che nei fumetti era nato per essere il bullo detestabile ma che col tempo Stan Lee aveva limato alla perfezione costruendo un ragazzo fondamentalmente buono e onesto, oltre che un fan di Spider-Man, che chi ha letto i fumetti ricorda molto bene.
Sfido chiunque a non provare un'immensa soddisfazione nel rivedere la scena del Peter Parker di Tobey Maguire che assesta un poderoso cazzottone al Flash interpretato da Joe Manganiello. Una cosa che avrebbero voluto fare tutti al tipico bullo delle scuole superiori, ma quella non era una scena da Peter Parker. Casomai era una scena da Karate Kid.
Quella girata da Webb incentrata sul Basket fu una vera e propria perla che oggi meriterebbe di essere considerata maggiormente.


Per il resto non si può restare indifferenti nel vedere Flash avvicinarsi a Peter per cercare di consolarlo dopo la morte di Zio Ben, una scena dalla profondità considerevole.
Credo di poter affermare con certezza di aver visto più profondità in questi primi 48 minuti di The Amazing Spider-Man che in tutto ciò che è stato fatto con il personaggio in ogni successivo live action.




I riferimenti ai fumetti e la caduta nel finale

Dopo un inizio molto fresco e accattivante in cui non si percepì per nulla quella sensazione di già visto il film perde un po' della sua scorrevolezza e si trascina verso un finale dominato da un villain non all'altezza dei protagonisti della storia.

Il Lizard interpretato da Rhys Ifans, nonostante come storia non differisse molto da quelle del Goblin e del Doc Ock viste nei film precedenti ha mancato di carisma, non ha avuto quell'impatto che lo rendesse una vera minaccia agli occhi dello spettatore. Un tocco di classe però lasciargli il volto deforme delle prime storie di Ditko, un peccato invece privarlo del caratteristico camice.

La storia però prosegue fra riferimenti fumettistici non indifferenti: la battaglia a scuola con Lizard è un chiaro omaggio allo scontro a scuola con Ultimate Goblin, il costume invece è preso dal fumetto Da Grandi Poteri (With Great Powers, proveniente dalla linea Marvel Knighs) e con una Zia May che sviluppa sempre più un carattere da forte donna single, particolarità della sua versione Ultimate.


Il film non ha queste grandi scene d'azione, si trascina spesso a forza con risvolti narrativi un po' stupidi come nel caso della macchina fotografica con la scritta "proprietà di Peter Parker" - geniale sta' cosa - o quello delle gru, ma in mezzo a tutto ciò il punto più basso della storia viene raggiunto nel finale. E all'improvviso.
Sì, perché Peter Parker, dopo aver sconfitto Lizard, aver visto morire George Stacy e avergli giurato di lasciare in pace Gwen infrange la sua stessa promessa dando al pubblico il lieto fine che non c'era stato nel 2002, quando il Peter Parker di Tobey Maguire aveva respinto MJ per cercare di proteggerla.
Non è difficile immaginare cosa abbiano pensato i produttori della Sony: allontanare Peter e Gwen avrebbe saputo di già visto, mentre far sì che fosse stata la ragazza a scegliere di stare con Peter nonostante il suo rifiuto sarebbe stato visto come un rifacimento del finale di Spider-Man 2.
E il film si conclude così, con Peter che con una frase banalotta si rimangia la parola data poco prima a un vecchio morente per farsi una scopata. Una cosa che poteva benissimo accadere ma che non si è voluta rimandare per far uscire il pubblico dal cinema dopo un happy ending.
Un finale che di certo non rovina il buon lavoro fatto per tutto il resto del film, ma che ancora oggi mi lascia una sensazione di disagio e imbarazzo non indifferenti.



Questo è stato The Amazing Spider-Man.
Un film tutto sommato discreto che oggi farebbe una più che onesta figura proprio come la fece ai tempi, ma condannato a finire nel dimenticatoio per molti motivi non imputabili alla qualità della pellicola stessa.
Venire poco dopo un lavoro storico come quello di Raimi e appena prima di un fenomeno di massa con il MCU ha finito per troncargli via le gambe, esattamente come è stato troncato il finale della sua saga.
Per questo sono convinto che Spider-Man: No Way Home possa rappresentare una grande occasione per Andrew Garfield e per i fan, l'occasione di vedere conclusa la sua Trilogia e il suo Spider-Man valorizzato.
Di certo non mi aspetto di veder tornare ogni singolo personaggio - la prima che vorrei è Emma Stone, magari nei panni di Spider-Gwen - ma se la volontà dell'attore c'è, allora manca solo che Kevin Feige e i Marvel Studios prendano coraggio e si rendano conto di aver tra le mani un progetto - che sia per un film o una serie TV - sul quale vale la pena investire.
Il fanservice - o meglio, il fanservice nostalgico - è stata la principale fonte delle critiche ricevute da No Way Home, ma in ogni caso dipende da come lo si usa. Sono tantissimi i prodotti usciti in questi anni che hanno giocato con la nostalgia, alcuni dando vita a risultati imbarazzanti e altri invece riuscendo a rendere giustizia ai personaggi, basti pensare a Cobra Kai, Ash vs Evil Dead, Blade Runner 2049, il più recente Top Gun.


Andrew Garfield non è certo il mio Spider-Man preferito né The Amazing Spider-Man rappresenta per me il punto più alto toccato dai film sull'Uomo Ragno, ma spero veramente che la sua personale saga possa conoscere una degna conclusione.

#MakeTAS3

-Gilgamesh






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giovedì 9 giugno 2022

La storia di come Tony Stark divenne uno dei personaggi più odiati della Marvel




Il Tony Stark interpretato da Robert Downey Jr
non è solo il personaggio con cui è iniziato il Marvel Cinematic Universe, non è stato solo il protagonista delle prime tre fasi, ma si potrebbe addirittura considerare la ragione del suo successo.
Quando nel 2008 questo buon attore dal passato travagliato mise in risalto quello che non era mai stato uno dei più amati eroi Marvel nessuno si aspettava che il suo carisma e la connessione con il pubblico potesse portare a una popolarità così travolgente.
Fu l'inizio di un'Era e il Mondo ancora non lo sapeva.

Ma allo stesso tempo, in un periodo che si può collocare tra il 2005 e il 2009, le azioni di Iron Man portarono la maggior parte dei lettori di fumetti Marvel a vedere il personaggio sotto una luce diversa.
Nulla di strano, considerando la grande particolarità delle storie Marvel: nessun buono è completamente buono e spesso gli eroi possono risultare ambigui, egoisti e addirittura infami, mentre i cattivi riescono con le loro motivazioni umane e comprensibili a ottenere il sostegno dei fan.
Iron Man in quel periodo si poté facilmente collocare a metà di queste due categorie.

Versatevi una coca cola, fatevi un panino, preparatevi una tisana, e mettetevi comodi a leggere: questa è la storia di come Tony Stark diventò uno dei personaggi più odiati dai lettori di fumetti Marvel.


Civil War e il conflitto con Capitan America


In quello che è probabilmente il Crossover più famoso dell'Era Moderna della Marvel Comics, Iron Man e Capitan America si imposero come leader di due fazioni in discordia sull'Atto di Registrazione dei Superumani, gli Avengers governativi capitanati da Tony Stark, Mister Fantastic e Hank Pym favorevoli allo smascheramento e impiego obbligatorio nelle forze dell'ordine contro i Vendicatori Segreti di Cap, Luke Cage e Devil, i ribelli che volevano che gli eroi continuassero a essere liberi e non dipendenti dello Shield e del governo degli Stati Uniti.
Civil War non partì assolutamente come una guerra tra buoni e cattivi, ma tra due fazioni che avevano entrambe motivazioni sia giuste che sbagliate, cosa che portò gli stessi lettori Marvel a dividersi.

Questo equilibrio iniziò a vacillare al termine di una cruenta battaglia iniziata nel terzo atto di Civil War in cui Iron Man, dopo aver attirato in trappola i ribelli di Cap, ridusse in fin di vita l'ex-amico grazie alla superiorità della sua armatura, fino all'apparizione di un aspettato alleato di Stark: il redivivo Thor.
Il Dio del Tuono, creduto morto durante il Ragnarok, si scagliò con una violenza innaturale contro i Vendicatori Segreti, tra i quali erano presenti molti suoi vecchi compagni, arrivando a uccidere Golia Nero nello stupore generale.
Ciò avvenne perché quello non era Thor, bensì un clone creato da Iron Man e Mr. Fantastic grazie a un capello ricavato dal copricapo che il Dio del Tuono aveva donato a Stark dopo la primissima riunione degli Avengers, un clone privato però della sua naturale umanità.
L'indignazione nei confronti di Stark e Mister Fantastic spinse vari eroi ad abbandonare la fazione di Iron Man per unirsi a quella di Capitan America: i Fantastici 4 abbandonarono il loro leader e Spider-Man, che nel frattempo si era addirittura tolto la maschera davanti alle telecamere per favorire l'allora mentore e figura paterna Tony, decise di entrare in clandestinità.



In un'escalation di eventi che portò sempre di più gli eroi guidati dal Governo e da Iron Man come i malvagi del conflitto e i ribelli di Cap come i buoni uniti contro il sistema, Civil War si concluse nell'unico modo in cui poteva finire: con Capitan America che vinse lo scontro finale ma decise di perdere la guerra.
Durante l'ultima battaglia grazie all'aiuto di Visione il Capitano riuscì a restituire a Stark il pestaggio subito nel loro scontro precedente, ma al momento di sferrargli il colpo finale Rogers si rese conto, guardandosi intorno, che le sue azioni non avevano fatto altro che portare la guerra nel suo amato paese e decise quindi di arrendersi.
Rogers poi "morì" poco prima del processo che l'avrebbe visto protagonista a causa di un attentato ordito dal Teschio Rosso, con Tony Stark che non trovò il coraggio per parlare al funerale del suo vecchio compagno. Wolverine, dopo aver scoperto l'autenticità del cadavere di Cap, promise a Stark che se avesse scoperto un suo legame con l'assassinio dell'amico sarebbe tornato a ucciderlo.

Nel nuovo status quo dei fumetti Marvel Tony Stark divenne capo dello S.H.I.E.L.D. e leader della nuova squadra di Avengers governativi, con obbiettivo primario la cattura degli ultimi ribelli rimasti fedeli a Cap, tra cui l'Uomo Ragno, Luke Cage, Wolverine, Iron Fist e Jessica Jones.
Iron Man non era mai stato così tanto odiato in tutta la sua storia editoriale. Ed era solo l'inizio.

Lo smascheramento di Spider-Man

Per rafforzare la posizione della fazione pro-registrazione, Peter Parker venne convinto dal suo mentore Tony Stark a togliersi la maschera davanti alle telecamere. Erano tempi diversi, in cui Peter viveva con la sua famiglia alla Stark Tower e indossava il costume di Iron Spider progettato dallo stesso Tony, diventato ormai per l'Uomo Ragno quasi una figura paterna.
A detta di Cap e molti altri, Tony aveva ricalcato alla perfezione quella figura per spingere Peter nella direzione a lui più congeniale.

Ma dopo aver assistito al morte di Golia Nero e ai metodi disumani usati contro gli eroi prigionieri, Peter decise di abbandonare la stessa causa che l'aveva spinto a sconvolgere la propria vita svelando la sua identità segreta ribaltando a sorpresa il piano che Iron Man aveva imbastito per evitare che gli sfuggisse.


Stark, infatti, aveva ideato il costume di Iron Spider facendo in modo che Peter non potesse mai

ribellarsi, ma quest'ultimo intuendo la cosa riuscì a modificarlo, cogliendo di sorpresa l'Uomo di Ferro e lasciandolo sconfitto a terra.
Dopo che Zia May finì in ospedale a causa di uno sparo subito da un killer di Kingpin, a guerra conclusa Peter ebbe un altro scontro con Iron Man in cui riuscì ad avere la meglio grazie alle sue ragnatele organiche, e dopo aver sfogato la sua frustrazione su di lui, Stark decise di pagare in segreto le cure.

Sempre durante Civil War, uno dei fattori che spinse Peter Parker a rivoltarsi contro Tony fu la scarcerazione del suo nemico storico Norman Osborn alias Goblin, impiegato come direttore dei Thunderbolts, il gruppo di criminali governativi impiegato per dare la caccia ai Vendicatori Segreti di Capitan America.
Ah, tenete bene a mente questo piccolo particolare su Norman Osborn: tra qualche riga tornerà in scena per un risvolto narrativo che non potete neanche lontanamente immaginare.

World War Hulk



Poco prima dell'inizio di Civil War, gli Illuminati capitanati da Stark e Mister Fantatic decisero di spedire Bruce Banner nello spazio profondo, consci che molto probabilmente Hulk non avrebbe mai sposato la loro causa durante la Guerra.
Namor, membro del gruppo, votò contro tale decisione, avvertendoli che Banner sarebbe tornato e li avrebbe uccisi tutti.

Un sogno del Gigante Verde durante Planet Hulk
Al termine degli eventi di Planet Hulk, dopo che un tragico avvenimento portò alla morte gran parte degli abitanti del mondo che il Gigante Verde aveva liberato - inclusa sua moglie incinta - Hulk tornò sulla Terra più rabbioso che mai, con una forza tale in grado da sconfiggere moltissimi eroi con facilità irrisoria, inclusi gli Avengers capitanati da Iron Man, che fu la prima vittima della sua furia venendo schiacciato come una lattina nonostante il supporto dell'armatura Hulkbuster più potente mai costruita.

Il Gigante Verde decise di umiliare ulteriormente gli Illuminati costringendoli a combattere come gladiatori dopo averli sottomessi con i Dischi d'Obbedienza, e nel momento in cui Stark si ritrovò sul punto di soccombere sotto i colpi di Mister Fantastic, Hulk decise di risparmiarlo, dimostrandogli che a differenza loro la "sua" guerra non aveva portato alcuna vittima.
Dopo aver sconfitto anche Sentry, Hulk decise di arrendersi decretando la liberazione degli Illuminati.

L'ira del Dio del Tuono 

"Dai i tuoi ordini e i tuoi ultimatum a coloro che scelgono di obbedirti o a coloro che sono troppo codardi per combatterti, non a me. O imparerai ancora cosa distingue un Dio del Tuono da un uomo con un costume di metallo"

Redivivo e intenzionato a ricostruire Asgard, Thor venne avvicinato con innaturale confidenza da IronMan, che lo invitò a tornare subito al lavoro con i Vendicatori e il governo americano. Il Dio del Tuono, dopo aver esternato tutta la sua rabbia per il comportamento dell'ex-amico durante Civil War, lo attaccò con furia mettendo rapidamente fuori uso la sua armatura in uno scontro impari che vide Stark distrutto su ogni fronte, venendo però risparmiato e condannato solamente a tornare alla sua base a piedi. 
Il tutto in quella che è probabilmente una delle scene più soddisfacenti della storia dei fumetti Marvel.

Ci trovavamo nel 2007, e Tony Stark nel giro di pochi mesi era stato malmenato da Spider-Man, da Hulk e da Thor tra le esultanze dei lettori. La notorietà del personaggio non era mai stata così grande, eppure la cosa andava di pari passo con il risentimento dei fan nei suoi confronti.


Secret Invasion, Dark Reign e lo scontro con Iron Patriot

La cosiddetta fine del "Trienno dell'odio verso Iron Man" si consumò al termine dell'ennesimo maxi crossover, Secret Invasion, in cui gli Skrull - gli alieni mutaforma nemici di Capitan Marvel e dei Fantastici 4 - si infiltrarono in molteplici organizzazioni governative, tra le quali lo Shield, i Potenti Vendicatori guidati da Iron Man, i ribelli Nuovi Vendicatori di Luke Cage e Spider-Man e persino fra gli Illuminati.
Al termine della battaglia finale contro gli Skrull, Tony Stark venne destituito dal suo ruolo di capo dello Shield in quanto colpevole di non essersi reso conto della minaccia rappresentata dagli Skrull, che avevano agito sotto il suo naso per anni, e sostituito da colui che era riuscito a sferrare il colpo di grazia alla loro regina durante lo scontro a New York: Norman Osborn.

Colui che per anni era stato conosciuto come Goblin era diventato il leader dello Shield - ribattezzato da lui H.A.M.M.E.R. -, capo di una squadra di Avengers formata da supercriminali con costumi da eroi - come Venom che divenne il nuovo Uomo Ragno, il killer Bullseye con la tuta di Occhio di Falco e il figlio di Wolverine affetto da turbe psichiche, Daken, diventò lo stesso Wolverine - e in possesso di un'armatura di Iron Man dipinta con colori di Capitan America, ribattezzandosi Iron Patriot.
Fu l'inizio del Dark Reign, un evento che colpì tutte le testate Marvel, con Osborn e gli Oscuri Vendicatori, tra cui presenziava il potentissimo Sentry, che apparvero in un po' tutte le testate (prendendole di santa ragione in quasi ogni scontro, ma questa è un'altra storia).

Tony, dopo essere stato nuovamente insultato da Thor, venne attaccato da Hank Pym al funerale di Janet Van Dyne per le sue azioni durante Civil War - il Pym che lo aveva aiutato durante la Guerra Civile era in realtà uno Skrull - e messo nel mirino di Norman Osborn, che lo rese un fuggitivo.



Ormai divenuto l'Uomo più ricercato del Mondo, Iron Man intraprese un viaggio per azzerare il suo stesso cervello, conscio che le informazioni nella sua testa avrebbero permesso a Norman Osborn di fare cose terribili.
Raggiunto il suo obbiettivo e ormai quasi incapace di formulare una frase in senso compiuto, Tony arrivò nel luogo in cui aveva nascosto la primissima armatura di Iron Man e usò gli ultimi residui della sua mente per attirare Iron Patriot in una trappola: sapendo che Osborn lo avrebbe pestato a morte non appena lo avesse trovato in quello stato Tony fece in modo che il loro scontro fosse ripreso dalle televisioni di tutto il mondo, e nel farsi malmenare da Osborn riuscì a farlo apparire agli occhi dell'opinione pubblica come uno spietato assassino.

Ridotto stato vegetativo, Stark riuscì a trovare aiuto presso il medico nominato in precedenza nel suo testamento: il Dottor Donald Blake, il medico zoppo con cui Thor condivideva il corpo.


L'Assedio di Asgard e la riunione con Capitan America e Thor


"Vuoi dire qualcosa prima che Capitan America ti stacchi la testa, Norman?"

Siege, arrivato in Italia come Assedio, non fu solo il termine della personalissima redemption di Tony Stark e la fine degli regno di Osborn, ma anche la chiusura di un ciclo andato avanti a suon di Crossover e maxi saghe che la Marvel Comics aveva portato avanti nei precedenti 6-7 anni, iniziato ancora prima di Civil War.
Quando Norman Osborn ormai sull'orlo della follia cercò di conquistare Asgard con la forza, tutti i Vendicatori rimasti guidati dal redivivo Capitan America, da Nick Fury e da Thor, unirono le forze per contrastare lui, i Dark Avengers, vari supercriminali di New York e il folle Sentry.
Tony Stark, recuperate le sue facoltà mentali, mise fuori uso l'armatura di Iron Patriot che Osborn gli aveva rubato decretando la sua sconfitta.

E tutto tornò come prima: Tony Stark e Steve Rogers tornarono amici, Thor e Iron Man erano di nuovo insieme nei Vendicatori, l'Atto di Registrazione dei Superumani venne abolito e criminali governativi di Osborn furono imprigionati.
Perché i fumetti Marvel sono così: un luogo dove tutto cambia per poi tornare uguale, dove si stravolge ogni cosa solo per ritrovarsi dopo qualche anno punto a capo.


Questa non è solo la storia di come Iron Man diventò, per un breve periodo, uno dei personaggi più odiati della Marvel, ma soprattutto la storia di come il talento di Robert Downey Jr sia riuscito a rendere il meno carismatico della cosiddetta Triade dei Vendicatori (Cap-Thor-Iron Man) la personalità di cartello di quella che è una delle operazioni di maggior successo della storia del cinema.
E credo che l'impresa di Robert Downey Jr non sia solo straordinaria, ma unica nel suo genere, più grande di quella di Hugh Jackman come Wolverine, più iconica di quella di Christopher Reeve come Superman, più importante di quelle di qualsiasi attore fra i tanti che hanno interpretato Batman e Spider-Man.
Si dice spesso che Christopher Reeve sia diventato Superman, che Michael Keaton continui a essere Batman, che Tobey Maguire sarà sempre l'unico Uomo Ragno, ma Downey Jr è riuscito a fare il contrario: ha portato Iron Man a diventare lui, e allo stesso tempo lo ha reso un'autentica icona dei nostri tempi.
E nonostante dopo l'ottimo primo film di Jon Favreau il personaggio abbia avuto due sequel piuttosto mediocri, quando la gente tra decenni ricorderà i film prodotti in questi anni dai Marvel Studios, tra i primi nomi che torneranno loro in mente in cima ci sarà quasi sempre quello di Robert Downey Jr.


-Gilgamesh


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venerdì 24 dicembre 2021

Spider-Man No Way Home: un'altalena di emozioni che fanno dimenticare la comicità e gli errori



Spider-Man: No Way Home ormai è agli archivi, e anche se le discussioni per determinare se sia stato un film bello o brutto animeranno gran parte del 2022 e dei prossimi anni, una cosa con certezza la possiamo affermare: è stato uno dei cinecomics più memorabili di sempre.
Il ricordo di ciò che è stato compiuto in questo progetto rimarrà impresso per sempre non solo nei fan di Spider-Man, non solo nei fan dei film Marvel, ma dei cinecomics e per esteso, del cinema in generale.
Impresso per sempre, sì, insieme alle sue incredibili cazzate.

A grandi linee direi che è molto difficile non divertirsi e non lasciarsi trasportare dalla magia di questo ultimo film sull'Uomo Ragno, forse il più emozionante dai tempi di Spider-Man 2, solo che in generale non si è badato molto alla coerenza narrativa e alla credibilità dei vari risvolti di trama.
Si pensava che il paragone con Endgame si sarebbe limitato solo al fenomeno mediatico che hanno rappresentato entrambi, invece riguarda diversi aspetti: un film emozionante, commovente, pieno di fanservice benfatto e da impazzirci su, ma tutto sommato trascurato dal punto di vista della trama e con una comicità che talvolta è da spararsi.
Parliamone in chiave critica e ovviamente ironica come ho già fatto nella nella recensione senza spoiler presente sulla pagina.


La terrificante prima parte: riecco High School Spider-Man

In questi tre film di Holland diretti da Jon Watts c'è chi ha vissuto bene la parentesi adolescenziale/ironica che ha dettato l'impostazione delle trame e dei dialoghi, chi l'ha vissuta male, e chi invece come l'ha vissuta come un incubo.

So di ripetermi, capisco di essere pesante e che probabilmente starò sui coglioni pure a chi condivide le mie critiche al Bimbo Ragno/Iron Boy/Hannah Montana di Holland con il suo costume supertecnologico - che manco sa usare, geniale -, ma andiamo, queste non sono battute nemmeno da Ned: Scuola di Sopravvivenza o da Zack e Cody sul Ponte di Comando, ma per il pubblico dei Me contro Te. Niente può essere più lontano da quelle che sono le battute dei fumetti, delle serie animate e dei film di Spider-Man.
Ci si abitua talmente tanto a questo ritmo che già dopo due frasi normali pronunciate da un personaggio qualsiasi sai già che alla terza arriverà la stronzata.

Ma poco importa, bene o male questa prima ora scorre bene fino all'arrivo di Doc Ock e al coinvolgimento di Strange, e a quel punto l'ironia da quarta elementare si disperde un po'.

Il vero momento MANI NEI CAPELLI di questa prima parte è però rappresentato dall'Incantesimo di Strange, perché se nel primo trailer si dava l'impressione che Peter avesse incasinato tutto per salvare il suo rapporto con MJ, qui la cosa viene raccontata in maniera ridicola, dando la sensazione che pure se Strange avesse cancellato la memoria a chiunque tranne a coloro che gli stavano a cuore, l'avesse fatto ammettere al college, fatto vincere alla lotteria e regalato una vacanza con Ana de Armas il Bimbo Ragno avrebbe rotto i coglioni rovinando tutto. 

Tre film di Spider-Man. Tre fottuti film di Spider-Man basati sullo stesso risvolto di trama: Peter fa una cazzata dannatamente stupida e deve rimediare.
Se nel primo Homecoming era imbarazzante - lui che fa lo scemo per la città rischiando la sua vita e quella degli altri, e questo dovrebbe essere l'Uomo Ragno - se in Far From Home era assurda - ovvio, sì, perché non regalare un'arma di distruzione di massa a un mezzo sconosciuto? - qui in No Way Home assistiamo a una fusione delle due cose.
E avevo seriamente paura che tutto il film fosse circondato da quest'aura di infantilità, ma per fortuna non è stato così.

L'arrivo dei Sinistri Non Sei

In un film in cui la gestione dei personaggi e della trama non è stata esattamente il massimo, la parentesi riservata ai Villain è stata una delle parti migliori. Verissimo, una gestione parecchio schizofrenica riguardo i loro arrivi e alcune loro scelte, ma nel complesso li hanno sfruttati molto bene.

CIAO PETER
Doc Ock e Osborn mattatori a dir poco, con il secondo che si riconferma ciò che è: uno dei migliori Villain della storia del cinecomics. Forse il migliore di sempre.
Probabilmente per lo spazio ricevuto e per come hanno saputo sfruttarlo si sono rivelati i due personaggi migliori del film. Nulla di strano che due Villain dal carisma tale giganteggino all'interno della piattezza e della mediocrità dei personaggi di questa trilogia, in fondo sarebbe stato come far diventare Walter White e Gus Fring due personaggi della Casa di Carta.
Geniale a dir poco l'idea della maschera distrutta, cosa che potrebbe avere perfino risvolti sul futuro Goblin del MCU.

Non posso dire che Electro risplenda dal punto di vista narrativo, ma questo upgrade nell'aspetto, nel carattere e nei poteri gli fa dannatamente bene e lo rende molto meglio di come era reso in TAS 2, dove secondo me Jamie Foxx era risultato sprecatissimo. Ancora oggi fatico a comprendere l'idea che ebbero ai tempi, ossia ingaggiare un attore così cazzuto per una parte tanto inadatta.
I punti deboli del gruppo sono rappresentati dall'Uomo Sabbia e da Lizard.
Riguardo il primo mi accontento che non lo abbiano reso uno stronzo qualunque ma che abbiano conservato la sottotrama della figlia, con il secondo invece non ci hanno nemmeno provato, ma non è un gran peccato: in fondo si tratta del Villain meno carismatico (sia in generale che nella sua precedente apparizione) e del meno potente. 
Citazioni, le stai facendo bene



Se però parlo di gestione schizofrenica è perché il voltafaccia di metà film di questi ultimi tre è giustificato a malapena, così come il loro arrivo e la gestione del loro passato.
Va bene, uno può capire che magari Lizard era sempre stato d'accordo con Osborn e/o che come l'Uomo Sabbia voglia tornare a casa, come questa inedita amicizia tra Norman e Octavius, ma non hanno neanche tentato di costruire bene l'unità di questi Sinistri Non Sei. Un Electro deciso a non tornare nel suo mondo con un Uomo Sabbia che vorrebbe tornarci a tutti i costi non ci combinano un cazzo nello stesso team.
Ma aldilà di questi difetti considero più che riuscita la loro gestione all'interno di No Way Home.

Per il resto si può dire solo una cosa:


 li si ama, sia in quei momenti in cui dicono scemenze che fanno o non fanno ridere, perfino quando si rendono ridicoli. Li adori, non puoi non essere contento di vederli.


La morte di Zia May

Il decollo definitivo del film avviene circa a metà, con il tradimento dei cattivi e il momento più sorprendente e inaspettato.
C'erano vari rumor che parlavano della morte di un comprimario, tra cui Ned, MJ, la stessa Zia May, persino Peter stesso, ma difficilmente avrei immaginato che sarebbe stata lei a morire, per di più a metà pellicola e lasciando Peter con quella frase.

Questa terza incarnazione di Zia May, come dico sempre, non mi era mai piaciuta, e non certo per la decisione peraltro molto attuale e logica di renderla giovane e bella, ma per aver racchiuso tutto il suo personaggio in quest'ultima caratteristica. Una figura chiave nella crescita e nella maturazione di Peter ridotta a una mamma gnocca che esiste solamente per far ripetere a chiunque (da Tony Stark a Happy, da insegnanti a compagni di classe fino al kebbabaro marcio in fondo alla strada) quanto è gnocca.

Come temevo avrebbero usato Zia May in questo film
Insomma, se Zia May nelle storie e nei film precedenti riusciva a essere un'ispirazione e una guida per Peter anche non conoscendo la sua identità, questa pur conoscendola risultava completamente nulla.

Ed è per questo motivo che Marisa Tomei in questo terzo capitolo mi stava piacendo particolarmente, sia per il modo in cui stava indirizzando le scelte di Peter che per il fatto che non ci hanno nemmeno proposto una scena in cui flirta con uno dei Sinistri Cinque. O peggio, con uno degli altri due Spider-Man.

Scena della morte comunque realizzata BENISSIMO: la zietta si becca un aliante nelleaschiena che avrebbe tagliato a metà pure Brock Lesnar, si rialza come se non si fosse fatta un cazzo e poi quasi dal nulla si accascia a terra e muore.
Non si percepisce quell'alone di malinconia che caratterizzavano le morti di Zio Ben in Spider-Man e in The Amazing Spider-Man, ma il momento grazie a quanto è improvviso riesce a colpire non poco. Il tutto senza nemmeno menzionare il fantastico corpo a corpo tra Norman e Peter, facilmente una delle migliori scene di combattimento viste nei cinecomics degli ultimi anni.


Spider-Men... uniti

La faccia con cui tutti abbiamo guardato la battaglia finale
Sono dell'idea che la gente sbagli quando lo definisce "il momento che ha salvato il film". 
Sì, è stata una parte del capolavoro di fanservice che reggeva l'attesa del pubblico nei confronti di No Way Home, ma è stato fanservice proposto con un senso: introdurre a tutti gli effetti all'interno del Marvel Cinematic Universe il concetto di Multiverso, il filone fondamentale del prossimo arco narrativo che coinvolgerà un po' tutti i personaggi.
Non è sbagliato parlare di un prodotto che si regge in piedi grazie alla nostalgia, ma non è stata nostalgia fruttata tanto per. Il coinvolgimento di personaggi Marvel utilizzati da altre case cinematografiche apre uno scenario inedito, perfino più inedito di ciò che è stato fatto con X-Men: Giorni di un Futuro Passato e all'interno dell'Arrowverse.

E parlando dell'Arrowverse, mi ha fatto particolarmente piacere vedere Tobey Maguire con la voce che aveva nella Trilogia, soprattutto considerando che Marco Vivio all'interno del MCU doppia già Capitan America, e che al ritorno del Clark Kent interpretato da Tom Welling - doppiato dallo stesso Vivio - in occasione di Crisis gli era stata cambiata la voce.
Ho trovato azzeccatissima l'idea di presentare i due Spider-Man nelle due vesti in cui eccellevano maggiormente: Maguire era il Peter Parker per antonomasia, non aveva di certo bisogno di apparire subito con il costume addosso per richiamare l'iconicità della sua aura, mentre Garfield oltre ad avere dei costumi fedelissimi rendeva nettamente di più nella parte dell'Uomo Ragno.

Dopo l'arrivo di Maguire e Garfield il film porta l'emozione del pubblico alle stelle, fattore che si concretizza sempre di più con il passaggio alla battaglia finale. Può darsi che l'unico difetto di quest'ultima parte sia rappresentato dalle sole battute: troppo frequenti, troppo casuali e in genere neanche tanto "da Spider-Man", ma il passo avanti con la prima terribile parte si sente non poco.
In generale i due Spider-Man sono usati bene quasi quanto i Villain, sia nella loro caratterizzazione sia come spazio che hanno all'interno della storia: per quanto a uno non possa piacere il protagonista del film è e resta Tom Holland ed è giusto che le vicende siano incentrate su di lui.

Il ruolo di Ned nel film
La battaglia finale a livello visivo l'ho trovata abbastanza confusionaria ma nel complesso
soddisfacente, e buona l'idea di cominciare con un onesto 3 vs 3 per dare spazio a tutti e accrescere allo stesso tempo l'hype nei confronti dell'arrivo di Green Goblin.

Momenti migliori: senza dubbio il salvataggio di MJ da parte dello Spider-Man di Garfield e il confronto finale con il Peter di Maguire che ferma il Peter di Holland mentre cerca di uccidere Goblin.
Due dei tanti esempi che rendono le loro apparizioni non due cose fatte tanto per il pubblico, ma un modo per rendere loro giustizia.
Non ho ben compreso la scena dell'accoltellamento di Maguire in sé, per un attimo ha dato l'idea di voler dare a questo Spider-Man, senza dubbio uno dei personaggi più iconici della storia dei cinecomics, una fine simile a quella di altre due icone indiscusse: l'Iron Man di Downey Jr e il Wolverine di Hugh Jackman, ma tale scena non ha portato a nulla, se non a un'ennesima battuta. Boh.

Scrocchiatina?

L'unico momento di tutta la battaglia che fa storcere il naso è la risoluzione finale con l'aiuto di Strange. Non ci si sofferma molto su di lui ma considero il Dottor Strange il personaggio usato peggio di tutto il film: una macchietta, uno che non sapendo come usarlo se non come deus ex machina lo si è messo in disparte in maniera quasi ridicola e che non sembra nemmeno sé stesso. A fine film quando si assiste al trailer di Multiverse of Madness si ha quasi l'impressione di vedere un altro personaggio. Per il resto, sì, siccome in questo film le regole su Multiverso e magia vengono decise sul momento Peter risolve tutto facendo una cosa che poteva fare anche all'inizio, con uno Strange che esiste solo per prendere le ordinazioni. Ma per quanto forzato sia, senza questo momento non si sarebbe arrivati a un finale che considero quasi perfetto.


Il finale rasenta la perfezione

Oh, finalmente. Finalmente vedo questo Peter Parker fare cose da Peter Parker, comportarsi da Peter Parker e sembrare veramente una vaga riproduzione del supereroe fatto di superproblemi, rinunce e difficoltà che ha saputo diventare il simbolo della Marvel.
Il costume finale, con tanto di macchina da cucire sullo sfondo, lo considero il tocco di classe definitivo. La frase sull'AFIETO, la ciliegina sull'incredibile torta di nostalgia cucinata in questo film.
La conclusione degna per una Trilogia che tuttavia a eccezione di questo film considero quasi una perdita di tempo, un continuo rimandare: è stato veramente pesante dover aspettare tre capitoli per completare la maturazione di un Uomo Ragno che per le prime due pellicole e mezzo si ha fatto quasi fatica a definire tale, eccetto forse in Civil War e nei due Avengers finali, dove ho trovato l'Uomo Ragno gestito nettamente meglio.
Spero che il tutto si concretizzi meglio nel futuro quarto film con Holland, con la totale cancellazione di queste atmosfere alla Zoey 101 e Hannah Montana, niente più HOME nel titolo, un'ironia ridimensionata e un eroe dagli atteggiamenti più coscienziosi a maturi.
Altrimenti non faremo altro che assistere a un altro nulla di fatto, un terzo film di Spider-Man che somiglia a una serie TV di Disney Channel, con Peter alle dipendenze di un'ennesima guida e con il Villain che salva baracca e burattini.
Non sarebbe nemmeno così male se eliminassero Ned e MJ, nonostante risultino dannatamente fastidiosi devo ammettere che hanno avuto la loro utilità nel film, ma sarebbe meglio non farli apparire più.

Un finale che lascia anche aperta la possibilità di rivedere gli altri due Spider-Man, insieme a un'interessante prospettiva: vedere la storia dello Spider-Man di Garfield conclusa. Non è mai stato il mio preferito, ma mi ha lasciato un senso di amarezza vedere il progetto attorno a lui concluso tanto bruscamente, e non mi dispiacerebbe affatto se i Marvel Studios decidessero di produrre uno spin-off con protagonista il suo Peter Parker.


Per me è importante riconoscere i chiari difetti di No Way Home e ammettere che hanno retto un intero film sul fanservice e la nostalgia.
Come è importante ammettere che tra un film di Spider-Man scritto alla perfezione e vedere invece questa nostalgia soddisfatta in un prodotto ben più trascurato, il pubblico avrebbe virato senza pensarci verso la seconda opzione.

A cosa punta il Marvel Cinematic Universe: a fare un ottimo film o a fare un film che il pubblico non scorderà mai creando addirittura un momento inedito e irripetibile? 
No Way Home resterà per me il progetto che più di tutti si può paragonare ad Avengers: Endgame, un film-evento fatto di momenti indimenticabili e attesi da anni, con un finale reso benissimo, nonché un autentico sogno che si realizza per chi di questi personaggi è stato fan da sempre, con emozioni a non finire che fanno quasi dimenticare i difetti della trama e l'eccessiva e poco divertente comicità.
Il film dei fan, per i fan.


P.s.:
Bella e giusta la scena dopo i titoli di coda con Venom: in un colpo solo ci siamo guadagnati il simbionte nel MCU e abbiamo evitato un film con questo clown nero interpretato da Tom Hardy.
Ma non erano solo i cattivi che conoscevano l'identità di Spider-Man ad aver cambiato universo?

IL MEGLIO:

  • La gestione dei Villain e dei due Spider-Man
  • Zia May
  • Gran parte delle sequenze d'azione
  • Le citazioni
  • Il finale
  • Tom Holland nella seconda metà di film
  • L'apparizione di Matt Murdock
  • JK Simmons come J. Jonah Jameson è la cosa più sublime della storia dei cinefumetti

IL PEGGIO:

  • Tom Holland nella prima metà di film
  • Tre quarti delle battute pronunciate e atmosfera iniziale troppo bambinesca
  • Massime sulla magia e sul Multiverso gestite un po' alla come viene
  • Strange è dannatamente ridicolo
  • Alcuni errori di continuity legati al passato e all'apparizione dei Villain
  • Azioni spesso confusionarie durante la battaglia finale
  • IL FOTTUTO PUBBLICO CHE URLA IN SALA



Ah, per caso qualcuno ha visto questo tizio?
A meno che non fosse interpretato da Charlie Cox



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