giovedì 17 ottobre 2019

Non so se avevo bisogno di El Camino - Recensione

Questa potrebbe rappresentare una delle poche occasioni, forse l'unica, in cui si può parlare non benissimo di Breaking Bad senza rischiare di essere assaliti - su Internet e nella realtà - da una folla inferocita.
Non è una prospettiva da sottovalutare.




In ogni caso ho appena finito di riguardare El Camino senza capire ancora se avevo bisogno di questo film.
Nel senso, è bello tornare nell'Universo di Breaking Bad, dimenticare per poco più di due ore che quelle storie narrate da Vince Gilligan non continueranno mai più, anche se è giusto così.
Però non so dire fino a che punto sia servito, o quanto abbia raccontato di incisivo, più che mostrare uno scenario immaginato da molti.

"Probabilmente non è qualcosa che dovrei dire, ma per ripetere la cosa, questo film, strettamente parlando, non aveva ragione di esistere. Sostengo che Breaking Bad si regga perfettamente in piedi da solo. E sono dannatamente orgoglioso di questo".

La Trama

La storia è più o meno tutto un allungare il brodo nella fuga di Jesse e nel suo tentativo di procurarsi i soldi per cambiare identità.

Metà film di flashback con il fratello maggiore grosso di Todd per poi incontrare criminali quasi completamente a caso, mancare il bersaglio di pochi dollari e comunque concludere con ciò avrebbe dovuto fare a inizio film: UCCIDERE I FOTTUTI CRIMINALI.
Il tutto con qualche scemenza di sottofondo per mandare avanti la storia, tra Jesse che si fa catturare in maniera stupida e poi viene risparmiato da uno che per 1800 dollari si fa ammazzare, tanto per dire.
Mi è piaciuto però: Jesse è tornato il tipo cazzuto che era nella quarta stagione, e sono stati belli anche i momenti con i genitori, la vera parte lasciata fuori di BB che avrei voluto vedere approfondita.

E il leggendario momento, essenza pura di epicità, in cui Skinny Pete regala a Jesse il suo berretto.

Dude... You're my hero and shit.

Non sono presenti Skyler, Marie e Walt Jr, che con questa storia non c'entravano nulla ed era giusto rimanessero fuori.
Di negativo c'è l'assenza di Brock. Nemmeno amo questo personaggio, ma era uno dei pochi che aveva senso di far capire dove fosse finito, e hanno risolto la sua sottotrama con una letterina. Ok.
Di positivo c'è anche la scena con il Disapperear Robert Forster, che purtroppo è venuto a mancare proprio nei giorni dell'uscita del film.

In verità tutta la pellicola sul piano tecnico non è criticabile, visto che Vince Gilligan ha saputo ricreare l'atmosfera della serie, ma narrativamente è solo un episodio carino allungato all'esasperazione per raggiungere le due ore.
Il punto è che avrebbe immaginato chiunque che Jesse sarebbe scappato lontano con un'identità diversa, senza girarci intorno così tanto in mezzo ad avvenimenti di poca vera rilevanza.

"Ora cuciniamo".

Un fattore né negativo, né positivo, ma solo esilarante: Todd.
Credo di aver riso metà film pensando a come saperebbe stato impossibile per Jesse stragonlare un Todd del genere.
Mi spiace che Jesse Plemons sia stato preso in giro così pesantemente su Internet, ma far notare che in metà inquadrature il personaggio sembra invecchiato di 10 anni e nell'altra metà ingrassato di 20 chili non è bodyshaming. Resta strano vedere a una cosa simile in Breaking Bad, una serie che ha sempre curato in maniera quasi maniacale i dettagli.

Ma l'importante di El Camino era solo una cosa: che non rovinasse nulla. 
E non l'ha fatto, ha raccontato una storia in sé un po' piatta e scontata, ma che tutto sommato ogni fan di Breaking Bad si può godere senza compromettere nulla di ciò che ha visto.
Questo film/evento avrebbe potuto dare qualcosa di più, proprio per via della mano che c'era dietro, ma alla fine è giusto concepirlo nello stesso modo in cui l'ha definito Vince Gilligan:

"Spero che la gente lo prenda per quello che è: qualcosa che vorrebbe essere un regalo per i fan e per Aaron Paul, che credo meriti davvero tanti altri film di cui essere la star protagonista. È qualcosa che stato fatto per amor suo, qualcosa che spero le persone apprezzeranno e da cui trarre profonda soddisfazione."
C'è chi è stato contento di rivedere Jesse, e io sono fra quelli.
Ah, nessuno l'ha ancora detto: è molto avanti rispetto alla media dei film che produce Netflix.

-Gilgamesh

Dedicato a Robert Forster
A Dio serviva un 
Hoover Max Extract 60 Pressure Pro™ 


CONTATTI VARI

YouTube: Gilgamesh
Instagram: federicopaccani
Altri articoli: L'Isola di Asgralot



Le trame dei miei libri su Amazon: 
I Segreti di Asgralot - L'isola e gli Evoluti, 3° Ristampa, Edizioni A.Car, 2017
I Segreti di Asgralot - L'Abisso, Edizioni A.Car, 2018
Loki e il Drago del Lago Gerundo, Edizioni A.Car, 2019
I prossimi eventi a cui sarò ospite.

martedì 8 ottobre 2019

La storia di Jared Leto, il Joker creato solo per la pubblicità



Vi parlo di un Joker, ma non di quello per cui tutti stanno impazzendo in questi giorni.
O meglio, se ne parla eccome, ma più che altro per derisione, per far della facile ironia e, seppur in rari casi, per amarezza.




Mi spiace che ogniqualvolta si critichi o comunque si vedano battute sul personaggio interpretato da Jared Leto in Suicide Squad i commenti in suo favore sono sempre gli stessi, e riguardano tutti lo scarso minutaggio concessogli e le molteplici scene tagliate che l'avrebbero visto protagonista.
Insomma, non si può criticare il personaggio per via di tutte queste attenuanti.
E giustamente c'è anche chi pensa di essere l'unico ad apprezzare Jared Leto e i film che a cui ha preso parte, fattori che però con questo discorso c'entrano poco-niente.

Questo personaggio ha e avrà sempre un tatuaggio in fronte con la scritta SUPER F, perché il Joker di Suicide Squad non è stato solo pessimo - o meglio il Joker IN Suicide Squad -, ma si trattava solo di una trovata pubblicitaria.
Un personaggio che hanno voluto infilare a forza nel film con l'unico obiettivo di aumentare l'interesse verso di esso, rendendolo anche uno dei personaggi di punta dei trailer e del materiale pubblicitario.
Sì, ai tempi circolavano molte notizie sul suo ruolo marginale all'interno della pellicola, ma la Warner sa che la maggior parte del pubblico ancora non si informa molto sui film in uscita, o preferisce rimanere all'oscuro dei vari dettagli.
Ovviamente non c'è neanche da citare quanto era assurdo da vedere quel gangster a metà fra una suicide girl e un pappone albanese con la faccia tatuata, che aveva come unica funzione fare facce buffe e mandare messaggi inquietanti circa la salute mentale degli sceneggiatori di Suicide Squad, ma il punto non è la resa visiva e caratteriale del personaggio.

Il punto è sempre la Warner.
Molti ancora non si rendono conto che la compagnia che da svariati decenni possiede i diritti degli eroi e dei cattivi DC non ha mai creduto, e continua a non credere, nella maggior parte di loro.
L'importanza delle Birds of Prey rispetto ad Harley
riassunta in un poster ufficiale.

Basti pensare a quanto pochi siano stati i tentativi e i grossi budget spesi per realizzare pellicole che non parlassero di Batman o Superman.
In Aquaman, beh, hanno puntato più sulla popolarità fighezza di Jason Momoa che sul personaggio in sé. Cosa che accade smesso ormai, ma vabbé.
E Birds of Prey per ora sembra a tutti gli effetti un film solista su Harley Quinn, personaggio che ha conosciuto una popolarità spaventosa negli ultimi quattro anni, e non sul supergruppo in sé.

Ovvio, come hanno deciso di iniziare il DC Extended Universe? Con l'origin story di un membro della League meno importante della Triade, o comunque di qualche altro personaggio che ancora non si fosse guadagnato uno spotlight al cinema?
No, con lo scontro fra due icone non solo della DC, ma dei fumetti in generale, due che già il pubblico aveva visto e rivisto al cinema in scenari diversi. Con, giustamente, gli altri eroi a fare da cameo.

La Warner Bros. non crede nei personaggi DC e ha dimostrato più volte di non avere il coraggio di puntare su coloro che ritiene meno popolari, e con Suicide Squad non è stato diverso.
Messi di fronte allo scenario di produrre una pellicola con una crew di villain tutt'altro che famosi fra il pubblico estraneo ai fumetti, la Warner ha scelto di mettere al centro del proprio marketing il villain più popolare della DC, e uno dei più celebri di tutti i tempi, che però all'interno della trama non vi avrebbe avuto granché importanza.

E Jared Leto, vera vittima di questa situazione, si è ritrovato prima in una posizione pesante, quella di dare spessore a un personaggio che aveva già conosciuto due interpretazioni leggendarie, per poi venir scippato delle molte delle scene a cui aveva lavorato.
Sognare non costa nulla.
Certo, era giusto vedere Joker nel film di David Ayer per permettergli di dare lustro alle origini di Harley, un po' meno renderlo agli occhi del pubblico uno dei personaggi di punta della pellicola per poi relegarlo a un ruolo meno che marginale.

E ora mi chiedo quale sarà il destino di questo sfortunato Joker se Jared Leto non dovesse davvero comparire in Birds of Prey.
Perché ancora un po' credo nel suo ritorno, sarebbe incredibile se la Warner tirasse fuori il quinto (quarto cinematograficamente) Joker in 12 anni, cosa che non mi entusiasma, a meno che non venga scelto Willem Dafoe.
Perché potete scommetterci che col cazzo la Warner Bros. rinuncerà a Joker per ciò che sarà in futuro l'universo condiviso dei personaggi DC.
Ce ne saranno uno per i film, uno per la serie Titans e uno di riserva, così, per le evenienze.
In ogni caso, l'amarezza per ciò che poteva essere questo personaggio e non è stato resta. Passerà.

"Io non voglio guai".

Risultati immagini per joker i want no beef gif






CONTATTI VARI

YouTube: Gilgamesh
Instagram: federicopaccani
Altri articoli: L'Isola di Asgralot



Le trame dei miei libri su Amazon: 
I Segreti di Asgralot - L'isola e gli Evoluti, 3° Ristampa, Edizioni A.Car, 2017
I Segreti di Asgralot - L'Abisso, Edizioni A.Car, 2018
Loki e il Drago del Lago Gerundo, Edizioni A.Car, 2019
I prossimi eventi a cui prenderò parte.