lunedì 4 luglio 2022

The Amazing, lo Spider-Man sottovalutato





Nonostante ricorre oggi il decimo anniversario dell'uscita di The Amazing Spider-Man e che questo editoriale sia un modo per celebrarlo vorrei riportare le lancette indietro di circa un anno, a prima dell'uscita di Spider-Man: No Way Home.

Perché se No Way Home ha diviso i fan tra chi l'ha apprezzato nonostante gli evidenti difetti e chi invece non è riuscito a metterli da parte su una cosa la quasi totalità dei fan si è trovata sulla stessa lunghezza d'onda: la felicità nel rivedere i personaggi delle precedenti saghe cinematografiche di Spider-Man.
Da una parte abbiamo avuto un Tobey Maguire in grado di far tremare i cinema di tutto il mondo con un piccolo gesto della mano e dall'altra un Willem Dafoe che con poche semplici mosse ha saputo imporsi come uno dei migliori Villain dei Marvel Studios, vero, ma in mezzo a loro a sorpresa c'è stato un attore che con il suo personaggio ha colpito più nel profondo i fan, ovvero Peter 3, soprannome assegnato al Peter Parker meno considerato del trio.
Non storico come quello di Maguire, non famoso oggi come quello di Holland, ma nonostante ciò lo Spider-Man di Andrew Garfield attualmente sta vivendo una sorta di seconda giovinezza, forse pure una popolarità maggiore di quella ottenuta ai tempi in cui uscì il suo film.

Bello, brutto, sottovalutato, non necessario, dimenticabile... The Amazing Spider-Man è stato definito in modi diversi, ma più di tutti l'aggettivo che si merita è quello di sfortunato.
Un film con la sfortuna di essere il predecessore di una Trilogia, quella di Raimi, entrata nei cuori dei fan di tutto il mondo nonché della storia del cinema, e allo stesso tempo con lo svantaggio di non aver avuto un finale, per poi lasciar posto a un altro "Uomo" Ragno, che sarebbe entrato a far parte di un progetto, il Marvel Cinematic Universe, fra i più redditizi e popolari della storia dell'intrattenimento. 
Garfield e le pellicole a lui legate finirono nell'anonimato, ricordate da pochi e apprezzate solo in parte.


L'inizio e le difficoltà nel distanziarsi dalla vecchia Trilogia

Avevo odiato l'annuncio di questo progetto, come avevo odiato l'annuncio dell'attore e le prime immagini del film. Anzi, potrei addirittura ammettere da buon fanboy di Raimi di essermi precipitato a vedere il film solo per il gusto di demolirlo, di parlare male di quel progetto che era andato a rimpiazzare, manco fosse colpa sua, una delle saghe che avevo più amato da bambino.
Ma la verità è che non ci riuscii.
Non ci riuscii perché quello a cui avevo assistito, per quanto non livello dei primi due Spider-Man con Tobey Maguire, era stato un prodotto soddisfacente, non eccelso ma in grado di farmi trascorrere due ore di buon intrattenimento con il mio eroe preferito, Peter Parker, forse non quello spirito degno delle storie di Lee-Ditko-Romita e più legato alla controparte Ultimate di Bendis e Bagley, ma comunque degno di essere considerato un buon tributo alla leggendaria figura di questo personaggio. 



Ai tempi la gente non aveva ancora realizzato quali furono le reali difficoltà incontrate dal regista Marc Webb e dagli sceneggiatori: non si trattava solo di fare i conti con una Trilogia iconica uscita da poco tempo, ma anche di cercare di creare una storia di origini più differente possibile in modo da non dar vita a una brutta copia o un remake malfatto.
Il Daily Bugle sparì, al Wrestling ci fu un semplice accenno, una trama incentrata sulla famiglia Osborn venne rimpiazzata da una storia sul passato dei genitori di Peter, Gwen sostituì MJ e da un Peter Parker che sviene e si toglie gli occhiali davanti allo specchio passammo a un Peter Parker in chimica che devasta la casa con i suoi nuovi poteri.
Per certi versi la cosa portò anche ad alcune migliorie: la presenza degli iconici lanciaragnatele, l'ottima valorizzazione di un personaggio storico come Gwen Stacy, la possibilità di lavorare con nuovi Villain.
In fondo stavamo pur sempre parlando dell'Uomo Ragno, un eroe con un tale bagaglio di storie, sfaccettature e background da non rendere difficile trovare spunti per creare una storia diversa ma comunque fedele. Qui attinsero molto dal materiale proveniente dall'Universo Ultimate con qualche piccolo ingrediente preso dai fumetti classici.

In genere mi viene da ricordare questo film con affetto anche per i suoi due protagonisti: parte del Mondo non sapeva ancora che grandi attori sarebbero diventati Andrew Garfield ed Emma Stone, e questo film fu ai tempi fu un'autentica dimostrazione del loro valore.


La storia e gli ottimi spunti offerti su Gwen, Zio Ben e Flash

"Oh, Peter, sei davvero un bravo ragazzo.
Sei intelligente. No, più che intelligente, sei quasi un genio. E quel che hai fatto è stupido. Sai, tuo padre, riposi in pace... tuo padre aveva una filosofia a cui si atteneva rigidamente e che gli è servita molto... Credeva che se c'erano cose che potevi dare al Mondo, se sapevi fare bene certe cose meglio di chiunque altro... per aiutare la gente o solo per farla stare meglio... beh, credeva che non fosse semplicemente una buona idea fare quelle cose... credeva che fosse tua responsabilità farle.
Non cercare di essere qualcos'altro, di essere meno di quello che sei. Succederanno grandi cose nella tua vita, Peter, grandi cose. 
E queste cose comporteranno grandi responsabilità. Mi capisci? Grandi responsabilità".

(Zio Ben a Peter nell'Universo Ultimate)

The Amazing Spider-Man inizia con un Peter Parker leggermente diverso, più sicuro di sé con i bulli e con le ragazze, più sarcastico, cinico e meno emarginato, armato di skateboard e con la battuta pronta. Una versione tutto sommato resa bene anche se per certi versi meno iconica di quella di Tobey Maguire, ma riuscita: questo era ciò di cui avevamo bisogno per ricominciare, aldilà di ciò che era venuto prima.
Il vero punto in più per lo Spider-Man di Garfield è guadagnato grazie al suo umorismo, una caratteristica che Tobey Maguire tutto sommato possedeva ma che risultava fin troppo tralasciata per un personaggio ironico come l'Uomo Ragno, spesso troppo taciturno nei film di Raimi.

Il maggior spunto positivo stava però nel lavoro fatto con i comprimari del personaggio.
Magistrali certe scene con Zio Ben, dalla sequenza "Zio Ben, tu sei un bravo padre" a quel "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità" detto/non detto molto simile a quello visto sulle tavole di Ultimate Spider-Man.

Zio Ben per quanto abbia vita breve è il personaggio più importante delle origini di Spider-Man, e meglio di così non poteva essere rappresentato, anche se con Gwen Stacy sono riusciti a fare un lavoro migliore.
Se c'è una critica che riesce a unire sia i fan che i detrattori della Trilogia di Raimi è quella verso la gestione monotematica della Mary-Jane Watson di Kirsten Dunst, un'urlatrice il cui ruolo all'interno della trama era essere costantemente salvata. In quegli anni la figura della damigella in pericolo poteva risultare ancora una costante, oggi invece rappresenta un elemento narrativo dannatamente superato e obsoleto.
Con la sua attitudine da scienziata e il suo ruolo attivo all'interno della storia grazie all'immediata scoperta dell'identità di Peter - molto simile alla MJ Ultimate - Gwen ha giocato un ruolo fondamentale nella storia, quella di fidanzata dell'eroe ma anche di spalla.
Se lo Zio di questo film ha saputo tenere il passo di quello dello Spider-Man del 2002, sull'aspetto della relazione sentimentale qui è avvenuto un grosso miglioramento.


E nonostante il poco spazio ricevuto non posso non parlare del lavoro fatto su Flash, un personaggio che nei fumetti era nato per essere il bullo detestabile ma che col tempo Stan Lee aveva limato alla perfezione costruendo un ragazzo fondamentalmente buono e onesto, oltre che un fan di Spider-Man, che chi ha letto i fumetti ricorda molto bene.
Sfido chiunque a non provare un'immensa soddisfazione nel rivedere la scena del Peter Parker di Tobey Maguire che assesta un poderoso cazzottone al Flash interpretato da Joe Manganiello. Una cosa che avrebbero voluto fare tutti al tipico bullo delle scuole superiori, ma quella non era una scena da Peter Parker. Casomai era una scena da Karate Kid.
Quella girata da Webb incentrata sul Basket fu una vera e propria perla che oggi meriterebbe di essere considerata maggiormente.


Per il resto non si può restare indifferenti nel vedere Flash avvicinarsi a Peter per cercare di consolarlo dopo la morte di Zio Ben, una scena dalla profondità considerevole.
Credo di poter affermare con certezza di aver visto più profondità in questi primi 48 minuti di The Amazing Spider-Man che in tutto ciò che è stato fatto con il personaggio in ogni successivo live action.




I riferimenti ai fumetti e la caduta nel finale

Dopo un inizio molto fresco e accattivante in cui non si percepì per nulla quella sensazione di già visto il film perde un po' della sua scorrevolezza e si trascina verso un finale dominato da un villain non all'altezza dei protagonisti della storia.

Il Lizard interpretato da Rhys Ifans, nonostante come storia non differisse molto da quelle del Goblin e del Doc Ock viste nei film precedenti ha mancato di carisma, non ha avuto quell'impatto che lo rendesse una vera minaccia agli occhi dello spettatore. Un tocco di classe però lasciargli il volto deforme delle prime storie di Ditko, un peccato invece privarlo del caratteristico camice.

La storia però prosegue fra riferimenti fumettistici non indifferenti: la battaglia a scuola con Lizard è un chiaro omaggio allo scontro a scuola con Ultimate Goblin, il costume invece è preso dal fumetto Da Grandi Poteri (With Great Powers, proveniente dalla linea Marvel Knighs) e con una Zia May che sviluppa sempre più un carattere da forte donna single, particolarità della sua versione Ultimate.


Il film non ha queste grandi scene d'azione, si trascina spesso a forza con risvolti narrativi un po' stupidi come nel caso della macchina fotografica con la scritta "proprietà di Peter Parker" - geniale sta' cosa - o quello delle gru, ma in mezzo a tutto ciò il punto più basso della storia viene raggiunto nel finale. E all'improvviso.
Sì, perché Peter Parker, dopo aver sconfitto Lizard, aver visto morire George Stacy e avergli giurato di lasciare in pace Gwen infrange la sua stessa promessa dando al pubblico il lieto fine che non c'era stato nel 2002, quando il Peter Parker di Tobey Maguire aveva respinto MJ per cercare di proteggerla.
Non è difficile immaginare cosa abbiano pensato i produttori della Sony: allontanare Peter e Gwen avrebbe saputo di già visto, mentre far sì che fosse stata la ragazza a scegliere di stare con Peter nonostante il suo rifiuto sarebbe stato visto come un rifacimento del finale di Spider-Man 2.
E il film si conclude così, con Peter che con una frase banalotta si rimangia la parola data poco prima a un vecchio morente per farsi una scopata. Una cosa che poteva benissimo accadere ma che non si è voluta rimandare per far uscire il pubblico dal cinema dopo un happy ending.
Un finale che di certo non rovina il buon lavoro fatto per tutto il resto del film, ma che ancora oggi mi lascia una sensazione di disagio e imbarazzo non indifferenti.



Questo è stato The Amazing Spider-Man.
Un film tutto sommato discreto che oggi farebbe una più che onesta figura proprio come la fece ai tempi, ma condannato a finire nel dimenticatoio per molti motivi non imputabili alla qualità della pellicola stessa.
Venire poco dopo un lavoro storico come quello di Raimi e appena prima di un fenomeno di massa con il MCU ha finito per troncargli via le gambe, esattamente come è stato troncato il finale della sua saga.
Per questo sono convinto che Spider-Man: No Way Home possa rappresentare una grande occasione per Andrew Garfield e per i fan, l'occasione di vedere conclusa la sua Trilogia e il suo Spider-Man valorizzato.
Di certo non mi aspetto di veder tornare ogni singolo personaggio - la prima che vorrei è Emma Stone, magari nei panni di Spider-Gwen - ma se la volontà dell'attore c'è, allora manca solo che Kevin Feige e i Marvel Studios prendano coraggio e si rendano conto di aver tra le mani un progetto - che sia per un film o una serie TV - sul quale vale la pena investire.
Il fanservice - o meglio, il fanservice nostalgico - è stata la principale fonte delle critiche ricevute da No Way Home, ma in ogni caso dipende da come lo si usa. Sono tantissimi i prodotti usciti in questi anni che hanno giocato con la nostalgia, alcuni dando vita a risultati imbarazzanti e altri invece riuscendo a rendere giustizia ai personaggi, basti pensare a Cobra Kai, Ash vs Evil Dead, Blade Runner 2049, il più recente Top Gun.


Andrew Garfield non è certo il mio Spider-Man preferito né The Amazing Spider-Man rappresenta per me il punto più alto toccato dai film sull'Uomo Ragno, ma spero veramente che la sua personale saga possa conoscere una degna conclusione.

#MakeTAS3

-Gilgamesh






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